Vita e opere di Giambattista Marino
Introduzione
In questo estratto descriveremo la vita e le opere principali di Giambattista Marino. Nato a Napoli nel 1759, proveniente da una famiglia di origini calabresi e bolognesi, Marino è uno dei maggiori esponenti dello stile e della poesia italiana, sia in ambito italiano che in quello europeo, fungendo da fonte di ispirazione per molti letterati del Seicento e dei secoli a venire. Ma ora vediamo nel dettaglio la figura di Giambattista Marino.
Il pediodo napoletano
Giambattista Marino cresce nel Regno di Napoli, e si dedica sin falla giovinezza alla poesia, sua grande passione. Nello stesso periodo frequenta una scuola di teatro, in cui prende parte a molte rappresentazioni, ed entra in contatto con la filosofia, soprattutto con il pensiero di Tommaso Campanella (che successivamente si opporrà ai temi e concetti del marinismo) e Giordano Bruno.
Rimane nella città partenopea fino al 1600, alla soglia dei trentuno anni, quando deve fuggire perché è accusato di immoralità (a causa del suo anticonformismo - vive una vita sempre al limite) e per aver falsificato dei documenti vescovili.
Il trasferimento a Roma e "le Rime"
Dopo la fuga da Napoli, Marino arriva a Roma, molto debilitato a causa del viaggio, e si ammala. Ma nonostante un primo periodo di stenti, inizia a conoscere alcuni esponenti della Chiesa Cattolica, che gli offrono protezione. Grazie ai loro servizi, entra a far parte della cerchia intellettuale attorno al monsignor Melchiorre Crescenzi. In questo periodo conosce anche alcuni membri dell'Accademia degli Umoristi, come Alessandro Passoni, Pietro Sforza Pallavicino e Agostino Mascardi.
Nel periodo romano, Marino scrive i suoi primi componimenti dal titolo "Le Rime", in cui è visibile ancora uno stile adolescenziale, con il quale descrive varie vicende di persone da lui incontrate nel corso della sua vita. Tale componimento verrà, poi, ristampato nel 1614 con il titolo "La Lira".
Nel 1603 entra al servizio del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, che gli offre protezione ed anche un posto nella sede papale di Ravenna, città nella quale Marino segue il cardinale dopo il suo trasferimento.
Il soggiorno a Ravenna, i viaggi a Bologna e Venezia
Ravenna è una città che Giambattista Marino non apprezza facilmente. Considerata povera, malsana e arretrata, a Ravenna Marino si isola dal contesto sociale, ma tale isolamento fa sì che il poeta inizi a stilare i progetti per le sue opere più importanti. La posizione geografica di Ravenna, inoltre, gli consente di andare spesso a Bologna e Venezia, considerate due tra le più importanti città della cultura letteraria italiana ed europea. Qui Marino viene a contatto con la cultura latina e greca, soprattutto con le opere di Nonno di Panopoli, poeta greco vissuto intorno al V secolo, che gli forniscono importanti spunti letterari che poi sarebbero stati utili nei suoi testi.
Il periodo torinese
Nel 1608 Marino accompagna il cardinale Aldobrandini a Torino per le nozze del Duca Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia ed anche di quelle che vedono protagonisti Alfonso d'Este ed Isabella di Savoia. Marino rimane impressionato dalla vita di corte, e decide che avrebbe provato ad entrare al servizio del duca. Proprio per destare l'attenzione del Gonzaga su di lui, compone un poema dal titolo "Il Ritratto del Duca".
Tuttavia, sono anni molto complicati per il poeta, caratterizzato anche dalla rivalità con un altro letterato alla corte del Duca, il poeta genovese Gaspare Murtola. L'astio tra i due è talmente forte che, quando Marino viene nominato Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, Murtola attenta addirittura alla vita del poeta napoletano, sparandogli contro ben cinque colpi di pistola. Marino rimane illeso, mentre un suo amico, presente durante la sparatoria, viene ferito.
Il processo, il carcere e la libertà
A Ravenna, la faida con Gaspare Murtola continua anche dopo l'increscioso episodio della sparatoria: nel 1611 Marino finisce in carcere a causa di alcuni sonetti ingiuriosi nei confronti del suo rivale. Dal carcere, Marino chiede aiuto al cardinale Aldobrandini affinché scrivesse al duca Gonzaga per la sua liberazione. Ma la morte del duca complica il procedimento di liberazione del poeta, che comunque avviene nel 1615, quando però è costretto a lasciare Torino per trasferirsi a Parigi, dove Marino troverà l'ispirazione per la stesura della sua opera magna, l'Adone.
La permanenza a Parigi e l'Adone
Marino arriva a Parigi nel 1615 e subito produce una prima opera dal titolo "Il Tempio", che il poeta dedica a Leonora Dori Galigai, nobildonna francese e dama di compagnia della famiglia De' Medici.
A Parigi Giambattista Marino conduce una vita ritirata, dedicandosi attivamente alla produzione de "L'Adone", poema nel quale vengono descritte le vicende di Adone e Venere. In principio, esso era un poemetto suddiviso in tre canti, che successivamente divennero 4; Marino scrive un componimento molto lungo, e lo dedica a Luigi XIII. Inoltre, l'Adone, per diventare ciò che è oggi, ha inglobato all'interno di sé anche altri progetti che Marino aveva ideato in precedenza, ed era un componimento in continuo divenire, poiché Marino optava spesso per alcune modifiche e revisioni, anche nel momento della stampa.
Rientro in Italia e morte
Nel 1623 rientra in Italia, precisamente a Roma, dove viene ospitato da Crescenzio Crescenzi. Ma dopo poco decide di tornare nella sua città d'origine, Napoli, dove viene accolto trionfalmente dalla folla. Muore il 25 marzo del 1625 a causa di una malattia agli organi genitali, che non gli dà scampo. I suoi funerali vengono celebrati il successivo 3 aprile, mentre il funerale accademico, davanti a molti letterati italiani, avviene il 7 settembre dello stesso anno.