Nelson Mandela pagherà il prezzo più alto per la sua lotta al razzismo: 27 anni di prigionia.
Insieme a molti rappresentanti del partito ANC, fu arrestato con le accuse di sabotaggio e altri crimini equivalenti al tradimento.
Tutti i rappresentanti catturati, ad eccezione di uno solo (Roby Bernstein), furono condannati all'ergastolo il 12 giugno 1964.
Prima di sentire la sentenza, Mandela disse le seguenti parole: "Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... Non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo".
Durante i suoi anni di prigionia (26), Mandela diventò l'urlo di tutte le campagne anti-apartheid del mondo. Nel 1990, su ordine del nuovo presidente de Klerk fu rilasciato.
Lo stesso giorno in cui venne liberato tenne un discorso dalla città del Capo, nel quale sottolineava la necessità di seguire una linea di pace e riconciliazione, dimenticando l'uso della violenza.