Storia: la Primavera di Praga
Introduzione
Con l'espressione "Primavera di Praga" si intende un periodo storico vissuto dalla Cecoslovacchia nell'immediato secondo dopoguerra. Dopo il conflitto bellico, infatti, la Cecoslovacchia entrò a far parte dell'URSS. Intorno al 1968 il politologo riformista Alexander Dubcek promosse un movimento per una maggiore autonomia della politica e dell'economia cecoslovacca nei riguardi dell'URSS. Di seguito troverete degli appunti per comprendere meglio queste pagine di storia europea.
La Cecoslovacchia
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la Cecoslovacchia conobbe un governo di coalizione a cui prese parte anche l'ala comunista. Benché fosse stata approvata una costituzione che garantiva tutte le libertà per i cittadini, nel '48, mediante un golpe, il fronte comunista riuscì ad impadronirsi di tutti i mezzi di comunicazione di massa e della polizia, determinando in tal modo la fine della sovranità cecoslovacca e l'inizio dello sfruttamento economico da parte dell'URSS. Negli anni '50 cominciano i cosiddetti "processi sensazionali" dello stalinismo ma la Cecoslovacchia era, tra i paesi dell'Europa centrale, quello in cui le tradizioni democratiche e sindacali erano più forti e radicate: in questo contesto la "Primavera di Praga" si prospetta come unico tentativo di resistenza a questo autoritario stato di cose.
La contestazione giovanile
Il 1968 è una data spartiacque non solo per il mondo occidentale, scosso dalla contestazione giovanile, ma anche per i paesi dell'est i quali mal sopportavano la morsa soffocante della struttura burocratica del partito unico che finiva col porre un serio freno allo sviluppo economico e sociale. L'inizio della "Primavera di Praga" viene fissato indicativamente il 5 Gennaio del '68 quando, al posto dello stalinista Novotny, fu nominato primo segretario del partito comunista cecoslovacco il moderato Alexander Dubcek. La fine invece viene collocata al 20 agosto dello stesso anno quando una spedizione militare sovietica invase il paese.
Dubcek
Dubcek inizialmente portò avanti una politica che contemplasse le esigenze della sinistra devota all'Urss e quelle dell'ala moderata che trovava il suo appoggio in sempre più larghi settori dell'opinione pubblica. Ma, col tempo, Dubceck, incalzato dalla stampa, dalla radio e dalla tv che mettevano in piena luce tutti gli aspetti più negativi del regime, si allontanò dalle posizioni conservatrici dell'Urss. Il suo pensiero politico subì una profonda metamorfosi che lo rese interprete di una dittatura illuminata. Egli, in sostanza, aveva maturato la convinzione che la democrazia non era qualcosa di estraneo al comunismo e che anzi la realizzazione dell'una e dell'altra avrebbe portato ad una forma superiore di vita. I paesi a socialismo reale (soprattutto la Polonia e la Germania dell'Est) criticarono fortemente il riformismo di Dubceck, temendo la possibilità di contagio di quel "socialismo dal volto umano". Invano il leader cecoslovacco tentò di convincere il Cremlino della sua lealtà nei confronti dell'Urss e di tutti gli altri paesi aderenti al Patto di Varsavia.
Gli ideali
Gli ideali di Dubcek prevedevano di dare alla nazione un orientamento più democratico. Tra le libertà concesse ai cittadini vi erano quelle di stampa, d'espressione e di movimento. Altra idea innovativa fu quella di dividere lo stato in due nazioni indipendenti: la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca. Come possiamo notare, questa è l'unico cardine rimasto in piedi dopo la fine della "Primavera". Tutte queste riforme non convinsero i sovietici che, dopo il fallimento di lunghe trattative, decisero di attaccare.
Il 21 agosto 1968
Alle due di notte del 21 Agosto del 1968 mezzi blindati, cannoni e carri armati avvolsero in una spirale di ferro la città. Aveva così inizio l'invasione armata della Cecoslovacchia, chiamata in codice "Operazione Danubio". Dodici anni dopo la repressione della rivoluzione ungherese, l'Urss era di nuovo in azione per seminare il terrore. Di lì a poco Dubceck e i sui collaboratori furono prelevati da parte delle truppe occupanti e trasferiti in un carcere dell'Ucraina. Le ambizioni cecoslovacche furono così bruscamente calpestate dai carri armati del Patto di Varsavia che decapitarono tutte le speranze sorte insieme alla "Primavera di Praga".