Storia: la lotta per le investiture in breve
Introduzione
La lotta per le investiture si è svolta nel medioevo e vide contrapposti Papato e Impero. La genesi di queste vicissitudini aveva radici profonde, legate proprio al concetto stesso di investitura: tramite cerimonia solenne, venivano concessi feudi, cariche, titoli. Almeno agli inizi, però, la storia ci dice che questi feudi potevano essere considerati più un "comodato d'uso" che una vera e propria donazione. Non vi era, in pratica, alcuna acquisizione definitiva del bene da parte dei vassalli, i quali ben presto reclamarono tale diritto. Ricordiamoci che i vassalli avevano prole e volevano poter tramandare un'eredità. Vedremo in questa breve lista di eventi, come questo delicato percorso storico si è svolto e in che modo è stato risolto.
Feudi
La richiesta dei vassalli, che volevano acquistare i feudi, potrebbe sembrare legittima ai nostri occhi ma nel medioevo creò non pochi problemi. Questi furono risolti, almeno all'inizio, da Ottone I, re tedesco della casa di Sassonia. Tramite il suo Privilegium Othonis, il re sassone sancì la superiorità dell'impero su quella del papato, facendo in modo che la scelta del papa e dei vescovi dipendesse esclusivamente dai desideri dell'Imperatore. Ovviamente, con questa strategia, il re poteva controllare tutta la comunità cristiana tramite il vicario di Cristo ma, allo stesso momento, la selezione dei vescovi-conti (che non potevano avere figli) assicurava il ritorno del bene nelle grinfie del sovrano. Tutta la comunità ecclesiastica salutò con disappunto la scelta anche se, con questa innovazione, Ottone promise il rispetto della Promissio Carisiaca, ossia una donazione di terreni alla comunità ecclesiastica che, in precedenza, aveva firmato il re dei franchi, Pipino il Breve, nel 754.
La scelta degli esponenti della Chiesa non dipendeva più dalle doti morali o dalla reale religiosità del candidato ed era adesso diretta conseguenza della fedeltà al sovrano.
Teocrazia
Nell'aprile del 1059, papa Niccolò aprì il vero e proprio periodo di conflittualità con l'Impero decretando il re inadatto all'elezione del papa. Successivamente, papa Gregorio VII, affermò che non soltanto il re non aveva i requisiti per eleggere un papa ma il papa in carica poteva benissimo scomunicare il re in qualsiasi momento. Questa teocrazia pose da un lato Gregorio VII e dall'altro l'imperatore tedesco in carica, Enrico IV, che vantava un appoggio di fedelissimi vescovi, 24 tedeschi e 2 italiani. Questi ultimi deposero il pontefice e Gregorio VII reagì scomunicando il re.
Seguirono varie ribellioni dei feudatari tedeschi e re Enrico fu costretto ad umiliarsi vestendosi di vesti semplici, recandosi al castello di Canossa e chiedendo perdono al Papa. Ci vollero 3 giorni prima che il vicario di Cristo lo riaccolse e quell'amara vicenda passò alla storia come "l'umiliazione di Canossa". Non trattandosi di un reale pentimento quanto di una strategia per quietare gli animi, questa pseudopace durò pochissimo.
Concilio
Domati i feudatari ribelli, Enrico IV trovò il modo per vendicarsi indicendo un concilio a Bressanone ed eleggendo un antipapa, Clemente III. Gregorio scomunicò nuovamente Enrico, che questa volta scese in Italia con un esercito e assalì Castel Sant'Angelo, luogo in cui il pontefice si era rifugiato. Gregorio non si perse d'animo e chiamò in suo soccorso i Normanni. Questi riuscirono a sconfiggere gli imperiali ma non a contenersi e finirono col saccheggiare Roma. A questo punto, la popolazione romana insorse contro Gregorio che fu costretto a fuggire a Salerno, dove rimase fino alla morte.
Compromesso
I successori di Gregorio furono più propensi alla ricerca di un compromesso, ma ottenuto tramite congiura. Il nuovo papa in carica, Pasquale II, riuscì a strappare dal trono Enrico IV accordandosi con il figlio, Enrico V. Nel 1111, con il patto di Sutri, il nuovo imperatore rinunciò all'investitura dei vescovi che gli restituirono i feudi. Poi nel 1122, con il Concordato di Worms papa Callisto II ed Enrico V stabilirono una sorta di accordo: al pontefice sarebbe spettata l'investitura dei vescovi ma ciò sarebbe dovuto comunque accadere in presenza del re o di un suo rappresentante. Pur non ottenendo totale potere sull'elezione dei vescovi, la Chiesa riuscì così a trovare un compromesso e ad appianare le divergenze con l'Impero.
Consigli
- Concentratevi sul concetto di investitura che nel medioevo non riguardava solo un processo teorico ma aveva una sua meccanica ed imponeva anche cerimonie formali.