Il 26 aprile 1915, dopo aver ricevuto la promessa di significativi guadagni territoriali, l'Italia firma il trattato di Londra, impegnandosi ad entrare nella prima guerra mondiale dalla parte degli alleati.
Con la minaccia di un'imminente guerra incombente nel luglio del 1914, l'esercito italiano sotto la guida dello stato maggiore Luigi Cadorna aveva iniziato a prepararsi per la guerra contro la Francia, secondo l'appartenenza italiana alla Triplice alleanza con la Germania e l'Austria-Ungheria. Secondo i termini di quell'accordo, tuttavia, l'Italia era obbligata a difendere i suoi alleati solo se uno di loro veniva attaccato per primo. Il primo ministro italiano Antonio Salandra giudicò l'ultimatum austro-ungarico in Serbia a fine mese un atto di aggressione, dichiarando che l'Italia era libera dai suoi obblighi di alleanza, ed era ufficialmente neutrale. Nel primo anno di guerra, entrambe le parti, le Potenze Centrali e l'Intesa, come era noto l'asse franco-russo, tentarono di reclutare paesi neutrali tra cui Italia, Bulgaria, Romania e Grecia, per unirsi alla guerra dalla loro parte.