Storia: gli "Anni di Piombo" in Italia

Di: Ant Adi
Tramite: O2O 26/05/2017
Difficoltà:media
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Introduzione

Con il termine "anni di piombo" si è soliti intendere il periodo della storia italiana segnato da una escalation di terrorismo e lotta armata da parte di gruppi eversivi politicizzati, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Fu uno dei periodi storici più difficili, che sparse un'onda di terrore e sangue sul nostro Paese. Vediamo brevemente la storia e i momenti più importanti degli anni di piombo in Italia.

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La strategia della tensione

Gli anni Cinquanta e Sessanta erano stati per l'Italia il periodo del grande boom economico dopo i devastanti anni della guerra. Alla fine degli Anni Sessanta anche il nostro Paese fu colpito dall'eco della contestazione studentesca. Nel 1968 le grandi manifestazioni di piazza e le occupazioni degli atenei sfociarono in scontri violenti con le forze dell'ordine e alla fine del 1969 si entrò nel periodo più teso, il cosiddetto 'autunno caldo', quando anche gli operai cominciarono a rivendicare i propri diritti, unendosi alle proteste degli studenti. Nello stesso anno comparve per la prima volta e in modo evidente il terrorismo politico. Il punto più triste e sconvolgente si ebbe il 12 dicembre con la strage di Piazza Fontana a Milano nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Il bilancio dell'attentato fu di diciassette morti e ottantotto feriti. Le forze di polizia svolsero delle indagini che portarono a sospettare esponenti dell'estrema destra, in contatto con agenti dei servizi segreti e con legami all'interno degli apparati statali. Si parlò perciò di 'strategia della tensione', cioè un piano terroristico volto a destabilizzare le istituzioni democratiche, diffondendo allarmi e paure nell'opinione pubblica per favorire una svolta autoritaria.

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Il terrorismo nero

Dall'estremismo politico si passò quindi alla lotta armata e all'attivismo violento, fatto non solo di atti eclatanti, ma anche di piccoli attacchi verso innocui obiettivi. Per questo si delineò, nell'opinione pubblica e nello stesso Stato, l'idea di una lotta tra estremismi di matrice opposta. Il terrorismo nero, cioè di matrice fascista, è considerato responsabile dei fatti di Piazza Fontana del 1969. Lo scopo di questa azione era, probabilmente, quello di bloccare un possibile spostamento a sinistra dell'ordinamento politico-sociale italiano sull'onda delle agitazioni studentesche e operaie. Il terrorismo nero era solito organizzare stragi in luoghi pubblici e affollati, con l'intento di creare paura e insicurezza, spingendo così la gente a richiedere un governo forte, severo, capace di riportare l'ordine anche a scapito delle libertà democratiche.

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Il terrorismo rosso

La scelta della clandestinità e della lotta armata apparve a molti italiani l'unica via praticabile di fronte all'inerzia dello Stato e alla corruzione degli apparati. Al contrario del terrorismo nero, quello rosso, di ispirazione comunista, privilegiava obiettivi individuali, personaggi esemplari che incarnavano il nemico della classe operaia. Il primo e più famoso gruppo armato furono le Brigate Rosse che, dal 1974, diedero vita a una serie impressionante di gesti dimostrativi e attentati dinamitardi. Dopo le BR i gruppi terroristici rossi più importanti furono i Nuclei Armati Proletari (NAP), Prima Linea (PL), i Comitati Comunisti Rivoluzionari (Co. Co. Ri), i Gruppi d'Azione Partigiana (GAP), i Proletari Armati per il Comunismo (PAC) e tanti altri. Invece i nuclei terroristici neri più attivi erano Avanguardia Nazionale, Terza Posizione, i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), Ordine Nuovo, Ordine Nero.

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Il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro

In questo periodo le Brigate Rosse misero a segno il colpo più eclatante e sconvolgente della storia italiana: il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. L'obiettivo dichiarato era quello di 'colpire il cuore dello Stato'. Il 16 marzo del 1978, giorno in cui al parlamento si presentò il nuovo governo di Giulio Andreotti, Aldo Moro venne sequestrato e gli uomini della sua scorta furono uccisi. Il rapimento di Moro aprì un profondo dibattito tra le forze politiche sulla decisione del governo di trattare o meno il rilascio. Il 'partito della fermezza', presieduto dalla DC, dal PCI e dai partiti laici, si scontrò con il 'partito della trattativa', formato da PSI e gruppi minori della sinistra. Dopo cinquantadue giorni, su indicazione delle stesse Brigate Rosse, fu ritrovato il cadavere di Moro in una via del centro di Roma.

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Escalation del terrorismo

L'omicidio Moro segnò sicuramente il culmine dell'attività brigatista, ma fu nel 1980 che si registrò il maggior numero di morti a causa del terrorismo. Non a caso il 2 agosto del 1980 ci fu l'attentato della stazione ferroviaria di Bologna, dove l'esplosione di una bomba provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. La magistratura individuò come colpevoli alcuni membri dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari. Oggi l'emblema di quell'avvenimento è l'orologio della stazione, prima aggiustato, poi lasciato fermo alle 10:25 di quel maledetto giorno.

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