Storia del brigantaggio in Italia
Introduzione
L'Italia ha vissuto un numeroso alternarsi di eventi prima di arrivare ai giorni d'oggi. In particolare diversi avvenimenti si susseguirono prima di arrivare all'Italia unita come la si conosce oggi. Tali eventi storici sono sia positivi sia negativi, alcuni importanti ed altri meno. Tutta la storia in Italia ha contribuito comunque a rendere il paese ciò che è adesso, a crearne l'identità attuale. Uno di questi eventi caratterizzanti è il brigantaggio (https://www.treccani.it/enciclopedia/brigantaggio_%28Enciclopedia-Italiana%29/), una forma di criminalità. Come per ogni evento storico, anche in questo caso è bene capire gli antefatti che hanno portato al brigantaggio e le relative, costose ed inevitabili conseguenze.
Occorrente
- libro di storia
Definizione di brigantaggio
Il termine brigantaggio viene usato soprattutto in ambito giornalistico. Esso indica un fenomeno di criminalità ad opera dei così detti banditi e non solo, risalente a metà del diciannovesimo secolo. In particolare, risale al periodo tra il 1860 ed il 1870. Infatti, la maggior parte del brigantaggio italiano risale nell'epoca post-unitaria. Il termine brigante è quindi una persona che agisce al di fuori della legge. Ancora non è chiara l'etimologia della parola brigante. Si tratta di gruppi di banditi in Italia, combattenti e rivoltosi aderenti appunto al brigantaggio, dediti a rapine e saccheggi ovunque, incendi di archivi comunali e massacri contro gente del posto. È considerato non un fenomeno accidentale, bensì di portata molto ampia tanto da dedicarne intere pagine dei libri di storia italiana.
Cause del brigantaggio
Il brigantaggio comparve in Italia a seguito del malcontento di una parte della popolazione subito dopo l'Unità di Italia, quindi dopo l'anno 1860. Tale malcontento si genera quando non si mantennero le promesse legate all'unificazione italiana. Infatti, gran parte del consenso all'annessione si poggia sulla speranza di concreti miglioramenti delle condizioni di vita delle classi di lavoratori più umili e bisognosi in Italia. Successivamente ad un iniziale periodo di festa, la gente si rende inevitabilmente conto che non andava tutto per il meglio. Infatti, tra i banditi vi sono ex-garibaldini, ex-mazziniani, sostenitori del regno borbonico, ex-soldati del Regno delle Due Sicilie in Italia. Vi sono anche persone che aderiscono al brigantaggio per rivendicare i propri diritti. Secondo loro, il governo non manteneva le promesse fatte prima dell'unità, specialmente per quanto riguarda le leggi sull'agricoltura. Tra le forze che danno man forte e sostengono le attività anti-italiane, e dunque il banditismo ed il brigantaggio, ci sono il Governo borbonico in esilio e, ufficiosamente, anche la Chiesa Cattolica. I primi auspicano la restaurazione del Regno delle Due Sicilie; la seconda fomenta la povera umile gente, facendo leva sulla religiosità popolare da contrapporre al laicismo dello stato liberale italiano.
Fine del brigantaggio
Il brigantaggio in Italia viene eliminato con la forza, vale a dire con l'esercito.
L?utilizzo dell?esercito comporta, però, problemi di natura giuridica. Non si rispettano infatti i diritti di libertà personale previsti dallo Statuto Albertino (https://it.wikipedia.org/wiki/Statuto_Albertino ). Un primo errore è l'eccessivo potere attribuito all'esercito. Esso stesso giudica e condanna chi viene arrestato con l?accusa di essere un brigante, e non un tribunale statale. Tale prassi viene poi superata tramite alcuni provvedimenti legislativi. Successivamente, nell'estate dell'anno 1862 i territori del Sud sono sotto assedio. Un' altra manovra dello stato per affrontare il brigantaggio è tenere sotto controllo il mondo rurale. A tal fine, nell'anno 1863 venne impedita la transumanza. Infine, sempre nel 1863, venne formulata la Legge Pica (https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Pica), dal nome del suo estensore. Questa Legge Pica sospende, di fatto, i diritti costituzionali. Essa dava pieni poteri all'esercito, al punto che appositi tribunali militari possono processare i presunti briganti.
Lo Statuto Albertino
I metodi militari per eliminare il brigantaggio in modo definitivo vanno contro lo Statuto Albertino. Tale Statuto prende il nome dal re Carlo Alberto di Savoia. Risale al 1848. Il nome ufficiale è Statuto fondamentale della Monarchia di Savoia, e conteneva leggi flessibili. Tra queste, alcune tutelano i diritti della gente comune.
Fine del brigantaggio in Italia
I metodi utilizzati dall'esercito sono decisamente brutali: esecuzioni sommarie, rastrellamenti, arresti, torture e deportazioni. Parecchie province del Mezzogiorno vengono dichiarate ?sottostato di brigantaggio? e questo permise all'Esercito una capacità di manovra praticamente illimitata. Nei territori del Sud Italia vengono istituite delle corti marziali. In Campania vi è la corte marziale comandata dal maresciallo Salluzzi. In Abruzzo e Molise vi è il maresciallo Mari. In Basilicata e Puglia meridionale vi era il maresciallo Roth. In Calabria vi è il maresciallo Pastore. Famose sono le ?Liste di fuor bando?, contenenti i nomi dei ricercati. Chiunque può uccidere i ricercati, ricevendo un premio in denaro. Fin dal 1865 si afferma che le bande più pericolose, numerose ed organizzate non esistono più. La guerra al brigantaggio è dichiarata terminata nel 1870, quando venne revocato lo stato d?assedio in tutte le province italiane. Il fenomeno del brigantaggio si riduce e scompare sempre di più con gli inizi del Novecento.
Città del brigantaggio
Come già detto precedentemente, la storia del brigantaggio in Italia coinvolge tutta la nazione. Alcune delle città coinvolte sono: Maremma, Grosseto, Viterbo, Milano e Novara nell' Italia settentrionale, Napoli, l'area della Tuscia, le città del Sud, della Basilicata (come Matera), della Calabria (con Giuseppe Musolino come famoso brigante, https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Musolino) e della Sicilia e Sardegna.
Conseguenze del brigantaggio
Il fenomeno del brigantaggio in Italia genera pesanti ripercussioni sul Meridione italiano, generando alcuni fenomeni ancora oggi tangibili, e soprattutto gettando la parte Sud dell'Italia in uno stato di miseria ancora oggi ben visibile.
Nomi dei briganti più famosi
Tra i nomi dei briganti più famosi del brigantaggio in Italia vi sono: Marco Sciarra e Giuseppe Pomponio (Abruzzo), Carmine Crosso, Giuseppe Summa, Gioseffi Teodoro, Antonio Locaso, Vincenzo Mastronardi, Giuseppe Caruso, Antonio Franco, Rocco Chirichigno, Eustachio Chita, Eustachio Fasano, Gerardo De Felice, Angelantonio Masini, Domenico Rizzo (Basilicata), Giuseppe Musolino, Maria Oliverio, Domenico Straface, Pietro Corea, Marco Berardi, Nino Martino, Giacomo Pisano, Giosafatte Talarico (Calabria),Maria Maddalena De Lellis, Michelina Di Cesare, Angelo Duca, Cosimo Giordano, Nicola Napolitano, Filomena Pennacchio (Campania), Stefano Pelloni, Domenico Amorotto (Emilia-Romagna), Cencio Vendetta, Luigi Alonzi, Michele Pezza, Gaetano Coletta, Domenico Tiburzi, Damiano Vellucci, Bernardo Colamattei, Antonio Gasbarrone (Lazio).
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Consigli
- studiare con attenzione le cause degli eventi
- imparare le date più importanti
- imparare la definizione di brigantaggio