La donna angelo: la figura della donna nel dolce stilnovo

Il dolce Stil novo ha al centro la figura della donna angelo da cui i poeti traggono ispirazione. La donna non viene descritta come una figura terrena ma come una creatura mistica che nei versi dei poeti stilnovisti viene sublimata.
La donna angelo: la figura della donna nel dolce stilnovo
getty-images

1La figura della donna-angelo nel Dolce stil novo

Donna del medioevo
Fonte: getty-images

L’esperienza stilnovista è una cerniera letteraria tra due mondi: il mondo cortese e il mondo comunale. Gli stilnovisti conoscono bene la cultura letteraria della Scuola siciliana e quella trobadorica, ma le rinnovano fortemente sia dal punto di vista stilistico che contenutistico

Mentre il tono della scrittura si muove alla ricerca di toni sempre più aulici e tersi i temi dell’amore, della natura e la cause dell’innamoramento, della gentilezza dell’animo e la figura della donna-angelo vengono ripresi e sottoposti ad una profonda rilettura di stampo intellettuale che poggia sugli avanzamenti concettuali prodotti nelle università, come la riscoperta della filosofia classica, in particolare quella aristotelica, e sulle nuove teorizzazioni portate avanti dalla scolastica cristiana, che cercava di coniugare la dottrina cattolica con il rigore della filosofia antica.

In poche parole lo stilnovismo è il frutto letterario che rispecchia perfettamente la maturazione intellettuale della civiltà comunale a quest’altezza del Duecento. 

La figura della donna-angelo, che ha un ruolo fondamentale nella poetica stilnovista, non è un’invenzione di questa corrente ed era, anzi, ben presente nella precedente poesia nella quale, però, l’analogia tra la donna e l’entità celeste era limitata a un paragone basato su fattori estetici. Gli stilnovisti ripensano questa figura in una chiave che può essere compresa solo alla luce dei concetti teologici allora diffusi attorno alla funzione degli angeli: nell’universo tolemaico la Terra è al centro ed è circondata da nove cieli, ognuno dei quali è presieduto da un’intelligenza angelica il cui compito è quello di mediare il volere divino imprimendo a ciascun cielo quel movimento che lo fa roteare.  

Parallelamente la bellezza della donna-angelo viene identificata dagli stilnovisti come una bellezza proveniente da Dio e quindi ricca di ogni virtù, che suscita nell’uomo che ha un cuore nobile un sentimento d’Amore che non va identificato con il desiderio carnale, ma va inteso come un mezzo di perfezionamento che, attraverso un’esperienza quasi mistica, può perfezionare ed elevare il suo animo.  

La prima descrizione della donna-angelo in questa chiave si ritrova nel sonetto Al cor gentil rempaira sempre amor di Guido Guinizzelli, considerato come un vero e proprio manifesto della poesia stilnovista

Quest’archetipo femminile diventa uno strumento dell’azione divina, agisce su un piano che è quasi soprannaturale, e la sua descrizione diventa perciò impossibile sul piano letterario: la donna, intesa come figura reale e autonoma, scompare, è quasi evanescente, mentre restano tangibili e descrivibili gli effetti della sua azione benefica sull’amato. 

D’altro canto la centralità dell’esperienza personale del poeta e del suo processo di maturazione spirituale, che è una delle grandi novità dello stilnovismo, fa sì che ogni esperienza d’Amore venga raccontata diversamente da ciascun autore che, pur muovendosi all’interno di un canone letterario ben definito, ne dà una lettura ogni volta personale e, perciò, differente dagli altri. 

1.1Guido Guinizzelli: il caposcuola dello stil novo

Di Guido Guinizzelli si hanno scarse notizie biografiche: giureconsulto di parte ghibellina fu attivo a Bologna, sede di uno dei poli universitari più importanti d’Europa. Dopo un esordio improntato sull’imitazione di Guittone d’Arezzo compie un profonda operazione di rinnovamento poetico che dà l’avvio allo stilnovo.   

Opera del Vasari che rappresenta i grandi poeti del 200 e 300 tra cui Guittone D'Arezzo
Fonte: getty-images

La sua idea sull’azione e gli effetti della donna-angelo la si legge nei sonetti Io voglio del ver la mia donna laudaree Vedut’ho la lucente stella di Diana. Nelle prime quartine di queste liriche la donna viene descritta nelle sue fattezze fisiche ma con toni estremamente diversi: nel primo sonetto la descrizione è indiretta, e avviene con una serie di parallelismi di tipo naturalistico in cui essa viene paragonata a “la rosa e lo giglio” (v.2) e alla stella di Diana, cioè al pianeta Venere; nel secondo sonetto, a parte un riferimento alla “stella diana” al v.1, sono assenti i rimandi naturalistici e la donna viene descritta nelle sue fattezze fisiche, anche se la pelle bianca e gli occhi lucenti rimandano a una bellezza ideale più che a una reale fisicità.  

Le terzine conclusive di questi sonetti descrivono gli effetti che la donna procura sull’uomo: dal senso di straniamento ai sospiri, all’impossibilità di comunicare il sentimento d’amore che nobilita il poeta con la sua virtù. 

Il sonetto Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo introduce il tema, originale e tipicamente stilnovista, del saluto della donna-angelo che ha un valore salvifico e la capacità di produrre un sentimento di estasi quasi mistica nell’uomo che lo riceve.  

2La donna-angelo in Guido Cavalcanti

Guido Cavalcanti
Fonte: ansa

Guido Cavalcanti è, insieme a Lapo Gianni, Cino da Pistoia e Dante Alighieri tra i massimi esponenti dello stilnovismo toscano. Di questo autore conosciamo 52 componimenti, in gran parte sonetti, che affrontano il tema dell'amore inteso come sentimento irrazionale e passione violenta, mentre la descrizione della figura femminile si caratterizza per un rigoroso processo di astrazione in cui l'innamorato concepisce l'idea stessa della bellezza dall'immagine esteriore della donna-angelo.  

Nel sonetto Avete 'n vo' li fior' e la verdura Cavalcanti recupera e supera la poetica guinizzelliana, che basa la descrizione della bellezza della donna sulla base di similitudini naturalistiche. In Cavalcanti è la donna ad avere in sé i fiori, la luce e ciò che “è bello da vedere” (v. 2), interiorizzando quindi le virtù femminili ed inaugurando un nuovo filone lirico che, passando per Petrarca, segnerà la poesia occidentale dei secoli successivi. 

Nel sonetto Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira la donna è un essere perfetto e superiore, che non può essere descritta o compresa dalla mente dell'innamorato. Qui si esprime una caratteristica propria dello stilnovismo toscano per cui la figura femminile è indefinibile, quasi soprannaturale per cui non solo nessuno è in grado di starle alla pari, ma nemmeno di parlarne degnamente. 

Difatti questo sonetto comincia con una quartina dal tono interrogativo e si conclude con due terzine dal tono negativo: la prima (vv. 9-11) dichiara che quella bellezza non si può raccontare, mentre la seconda (vv. 12-14) giustifica la precedente dicendo che la mente umana non è in grado di afferrare tanta perfezione; la figura della donna-angelo è qui portata ai massimi livelli astrattivi, in ossequio alle speculazioni filosofiche di stampo averroistico che influenzano la produzione del Cavalcanti. 

3La donna angelo di Dante Alighieri: Beatrice

La concezione della donna-angelo in chiave stilnovista secondo l’Alighieri trova la sua massima espressione nella Vita nuova, un prosimetro in cui l’autore racconta del suo sentimento amoroso e di come questo l’abbia fatto maturare spiritualmente. 

La donna di Dante si muove su due piani, uno reale e uno spirituale, che s’intrecciano continuamente: lo stesso nome di Beatrice, pur essendo quello di una persona realmente esistita fa riferimento all’azione salvifica, beatificante appunto, avuta sul poeta. 

L’esperienza dantesca, raccontata fin dai primi momenti, si muove un piano sia storico che simbolico: a nove anni c’è il primo incontro con l’amata, mentre a diciotto lei gli dona il suo saluto che perderà poco dopo provocandogli grandi sofferenze; la cronologia si muove sulla base dei multipli di tre che richiamano alla Trinità, ma al tempo stesso la vicenda reitera un rapporto amata/amante basato sull’ineffabile di stampo cavalcantiano. 

Dante e Beatrice
Fonte: getty-images

Alighieri invece supera la contrapposizione risolvendola nell’amore disinteressato verso la donna che trova il suo compimento nel canto di lode fine a sé stesso. La lode nella tradizione cristiana era un canto che andava rivolto in prima istanza a Dio, così come il sentimento d’amore doveva essere volto primariamente a Lui, ma la perfezione interiore della donna la rende simile al Divino e perciò meritevole di amore e lode: in questo modo le lezioni dei “due Guido” vengono sintetizzate e superate. 

La morte di Beatrice arricchisce la Vita nuova di un’ulteriore piano narrativo in quanto segna il di lei passaggio definitivo al campo del soprannaturale: diventa per Dante un pensiero assoluto e segna definitivamente il suo percorso di maturazione spirituale destinato a risolversi nel “dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”, frase che secondo gran parte della critica prelude alla scrittura della Commedia

4Ascolta il podcast sul Dolce stilnovo

Ascolta su Spreaker.

5Guarda il video sul Dolce stil novo

    Domande & Risposte
  • Qual è l'origine della parola Stilnovo?

    L’origine della parola Stilnovo viene rintracciata nel XXIV Canto del Purgatorio di Dante Alighieri, in cui l’autore indica la produzione poetica sviluppatasi tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento dapprima a Bologna ed in seguito a Firenze.

  • Chi sono gli stilnovisti?

    Intellettuali fiorentini, corti e raffinati, che esaltavano il tema dell’amore, dandogli un significato più profondo, e il tema della donna-angelo portata alla sua massima sublimazione.

  • Chi sono i principali autori dello Stilnovo?

    Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia e Dante Alighieri.