Scienze: il dissesto idrogeologico

Tramite: O2O 02/06/2017
Difficoltà:media
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Introduzione

Per dissesto idrogeologico si intende tutto l'insieme dei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti, fino alle forme più gravose e importanti delle frane. In questo tipo di dissesto, l'elemento centrale è costituito dall'acqua, che in genere agisce da agente predisponente o scatenante del fenomeno erosivo. Infatti, gran parte dei dissesti idrogeologici si manifesta durante periodi prolungati di piogge intense oppure laddove scorra un corso d'acqua. Possiamo però distinguere varie tipologie di dissesto idrogeologico, in relazione alla quantità di terreno ceduto e allo strato di terreno che viene eroso dai fenomeni atmosferici. In questa guida vedremo quali sono le forme principali di dissesto, studiati nel campo delle scienze.

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Erosione superficiale

Si parla di erosione superficiale quando si ha un distacco e un trasporto delle particelle di terreno in maniera isolata. Questo in genere avviene ad opera dell'acqua battente oppure in concomitanza allo scorrimento delle acque sulla superficie del terreno. Questo fenomeno è quello che in genere interessa ambienti già problematici, dove la copertura vegetale è assente oppure in corrispondenza di strade e sentieri, dove l'acqua fa fatica ad essere assorbita dal terreno. In terreni prevalentemente argillosi soggetti a piogge violente e abbondanti, ma poco frequenti, le acque piovane sono responsabili di forme particolari di modellamento come i calanchi, profonde incisure strette e ripide che seguono le linee di maggior pendenza del terreno e si uniscono a formare dei veri e propri sistemi. A causa delle abbondanti piogge i terreni in equilibrio precario vanno incontro all'erosione del suolo fertile e alla messa a nudo della matrice argillosa di base, innescando una serie di frane continue, tali da rendere la colonizzazione da parte delle piante, e quindi ogni sfruttamento del territorio. Dal punto di vista produttivo infatti, i calanchi sono da considerarsi delle vere e proprie aree desertiche. Sono molto abbondanti in Emilia-Romagna, in Toscana, e in Abruzzo.

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Le acque dilavanti

Le acque dilavanti sono responsabili anche della formazione delle piramidi di terra, pittoresche guglie di terreno che sorreggono blocchi di pietra o gruppi di alberi. Il fenomeno si verifica perché le pietre proteggono dall'erosione il terreno, sottostante, che invece viene asportato tutt'intorno. Si formano così delle colonne alte fino a 20-30 metri che conferiscono al paesaggio un aspetto caratteristico. A lungo andare il masso più alto crolla, e allora il dilavamento in poco tempo spiana il terreno erodendo velocemente le colonne. In Italia le piramidi di terra sono visibili in Trentino-Alto Adige, ed è stato istituito un parco per la salvaguardia di queste delicate strutture.

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Movimenti di massa

Si hanno movimenti di massa, comunemente detti frane, quando ad opera della gravità, masse importanti di suolo, si staccano dal versante originario, e crollano lungo il pendio. In questo caso l'acqua ha un ruolo importante ma non primario, perché il distacco è originato soprattutto dalla forza di gravità. Si hanno perciò movimenti più o meno rapidi di notevoli quantità di materiali che si muovono verso la base dei rilievi spinte dal proprio peso e spesso aiutate dalla presenza di acqua. Le frane colpiscono zone in pendio, mentre in pianura si verificano eventi catastrofici comunemente conosciuti col termine di alluvioni. In genere le alluvioni si manifestano in concomitanza con il verificarsi di eventi meteorologici secondo una sequenza precisa.

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Scioglimento delle nevi

Sulle montagne e sulle colline del bacino idrografico, in seguito all'improvviso scioglimento delle nevi per innalzamento della temperatura o in seguito a giornate uggiose con piogge non troppo intense e intermittenti ma protratte per alcuni giorni, il terreno si satura fino a divenire impermeabile. Seguono giornate caratterizzate da piogge battenti e continue che, incapaci di infiltrarsi nel terreno saturo, cominciano a scorrere in superficie lungo i versanti formando rivoli fangosi che si riversano nei torrenti e nei fiumi, portandoli a raggiungere improvvisamente la piena.

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Demolizione degli argini dei fiumi

In pianura la mole d'acqua che si muove verso la foce forma un'onda detta onda di piena, la cui forza aumenta con il quadrato della velocità e la cui potenza distruttrice accresce grazie al carico di fango e detriti di ogni genere. Incapaci di smaltire il volume d'acqua inusuale, i fiumi tendono a demolire gli argini e a riversare l'acqua nelle zone circostanti interrompendo la viabilità, isolando interi paesi e provocando vittime. Spesso alluvioni e frane si verificano contemporaneamente ma, mentre è possibile, con un buon grado di approssimazione, seguire il percorso di un'onda di piena in pianura, è molto difficile sapere cosa può succedere nelle valli interne. In generale, gran parte dei dissesti idrogeologici si possono attribuire alla natura stessa degli elementi, ma ci sono particolari zone nel nostro paese, dove i movimenti franosi sono dovuti ad un incuria dell'ambiente, ad una cementificazione eccessiva e a un eccessivo degradamento dei versanti ad opera dell'azione umana. In questi casi, sarebbe opportuno agire consapevolmente per mettere in sicurezza i versanti che possono arrecare rischio, monitorando la situazione ed agendo con sistemazioni idrauliche e geologiche, che possano ovviare il problema, impedendo i movimenti franosi.

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