Introduzione
La lingua italiana è tra le più affascinanti e complesse del mondo. La sua grammatica è ricca di regole e le forme verbali presentano molti modi e tempi. Apprendere queste regole è fondamentale per comunicare con un buon italiano. Tuttavia troppo spesso si fa fatica ad usare in modo appropriato i verbi. A farne le spese è soprattutto il congiuntivo, il cui uso sostituisce di frequente il condizionale, e viceversa. Un grave errore fin troppo comune. Per questo motivo analizzeremo le regole per l'uso corretto del congiuntivo nei passi a seguire.
I tempi semplici del congiuntivo
Il congiuntivo si compone di due tempi semplici più due composti. I tempi semplici sono il presente e l'imperfetto. La caratteristica che aiuta nel riconoscimento del congiuntivo è la congiunzione "che". In genere tale congiunzione precede soggetto e verbo. Nel caso del verbo "essere", il congiuntivo presente diventa "che io sia" nella prima persona singolare. L'imperfetto si compone aggiungendo delle desinenze specifiche alla radice del verbo. Nel congiuntivo presente del verbo "amare" avremmo "che io ami". La forma imperfetta diventa "che io amassi". Alla radice "am" si aggiunge la desinenza "assi".
I tempi composti del congiuntivo
Per coniugare i tempi composti del congiuntivo useremo l'ausiliare più participio passato. I tempi sono il passato e il trapassato. Nel passato l'ausiliare sarà al congiuntivo presente. Il risultato sarà perciò "Io sia tornato" o "Io abbia amato". Nel trapassato l'ausiliare sarà al congiuntivo imperfetto. In tal caso avremo dunque "Io fossi andato" o "Io avessi dormito".
L'uso del congiuntivo nelle subordinate
L'uso del congiuntivo può variare molto in base al contesto. Nelle subordinate oggettive accompagna quei casi in cui si esprime qualcosa di incerto. Più precisamente dei verbi che esprimono desiderio, dubbio/timore, pensieri o opinioni. La frase "Vorrei che tu vincessi la gara" esprime un desiderio. La frase "Temo che siano andati via" esprime timore. Oppure "Penso/credo che sia soddisfatto del risultato" esprime un parere e un pensiero personale. Il congiuntivo trova spazio anche nelle subordinate soggettive, concessive, comparative e relative. Le subordinate ipotetiche esprimono situazioni che potrebbero verificarsi. Come nella frase "Nel caso io SIA assente, lasciate un messaggio in segreteria".
Omettere il che
In alcuni casi è possibile omettere la congiunzione "che". Come nel caso in cui ad accompagnare il congiuntivo sia un verbo che esprime incertezza. La frase "Immagino (che) tu sia soddisfatto" può rinunciare al "che". Nell'esprimere volontà non è grammaticamente giusta la rinuncia al "che". Dunque non diremo mai "Voglio tu venga a casa mia, domani".
La subordinazione implicita
In una subordinata può capitare che il soggetto della frase principale corrisponda a quello della subordinata. Non bisogna commettere l'errore di usare il congiuntivo in questo caso. Una frase come "(io) credo che IO abbia ragione" è ridondante e sconsigliabile. Solo se i soggetti non coincidono è ammissibile il congiuntivo. "(Io) credo che TU abbia ragione" è una giusta formulazione.