Innanzitutto va specificato che, per meglio suddividere le teorie relative allo sviluppo del bambino e poi dell'adolescente, si sono stabilite delle tappe (espresse con l'età) di riferimento. Questa suddivisione ha un senso accademico perché aiuta a collocare gli studi degli autori in un momento specifico dello stadio del bambino (basti pensare alle fasi di Freud); l'importante è non assumere questi schemi in senso troppo rigido. Se ad esempio un bambino all'età di due anni non ha ancora cominciato a parlare, probabilmente il suo sviluppo linguistico procede in modo r allentato ma non per questo patologico. Dunque, per convenzione, i periodi studiati iniziano con la nascita fino ai due anni, poi trattano della cosiddetta seconda infanzia (dai 2 ai 6 anni), della fanciullezza (dai 6 ai 10 anni) e infine della preadolescenza (dai 10 ai 13 anni) e dell'adolescenza (che arriverebbe fino allo sviluppo sessuale e all'integrazione sociale, un tempo identificata con i 18 anni).