Nel 1947 Primo Levi pubblica una delle sue opere più importanti e la più famosa: "Se questo è un uomo". Si tratta di una delle prime testimonianze dirette di vita nei campi di sterminio nazista. A "Se questo è un uomo" nel 1963 seguì la pubblicazione di "La tregua". Qui Levi racconta del difficoltoso viaggio di ritorno in patria. Primo Levi si dedica anche alla stesura di racconti para-scientifici, che raccoglie in "Storie naturali" (1966). Fino alla fine della sua vita Levi non abbandonerà mai l'attività di scrittore, collaborando anche con il quotidiano La Stampa.
Nel 1986 venne pubblicato il suo ultimo contributo sul tema dell'Olocausto: "I sommersi ed i salvati". I sommersi erano coloro che nei campi avevano trovato la morte, i salvati coloro che sopravvissero. In quest'opera Levi amplia l'analisi sulla "zona grigia", cioè sui prigionieri che collaboravano con i nazisti (come i Kapò). Primo Levi chiarisce bene che, secondo lui, le persone migliori, più gentili ed umane, erano le prime a morire. La gentilezza non era adatta a quella non-vita. Dunque, c'è da chiedersi se i "salvati" non siano stati in realtà "sommersi". Sommersi dall'orrore e da se stessi.