La maschera non è altro che l'uomo il quale, abitando la realtà molteplice, varia, frantumata in centomila aspetti e forme diverse, mostrerà solo alcune delle sue parti, senza che nessuna di loro possa esprimere la sua vera essenza. L'arte pirandelliana sostiene l'assurdità insita nel voler scoprire la verità a partire dalle apparenze esteriori, dalle impressioni fuggevoli, mentre essa sfuggirà sempre, rimanendo per noi un eterno mistero. Nella nostra vita anonima infatti assumiamo svariati aspetti senza avere una personalità ben definita, ma essa si sfalda e si cambia continuamente, spinta dalla legge del divenire universale verso aspetti sempre diversi. Pirandello indaga costantemente la natura dell'uomo, e nei suoi romanzi lo pone continuamente sulla soglia del dubbio, per spingerlo a trovare sé stesso. Purtroppo la tentazione di rimettersi addosso la maschera incombe, perché tale ricerca è particolarmente faticosa e difficile, dunque spesso le si preferisce la stabilità, tendendo a rifugiarsi nuovamente dietro a una copertura. Di fatto egli vorrebbe esprimere la propria interiorità, il profondo del suo essere, ma è bloccato dal timore del giudizio degli altri, dalla società, dall'insicurezza. Pur vivendo in un mondo privo di senso, si crea una serie di autoinganni e di illusioni, in modo da fornire un significato all'esistenza, e per questo la organizza secondo convenzioni, riti, istituzioni che mirano a rafforzare in lui tale illusione.