Gandhi viene identificato spesso e volentieri con il pacifismo, per via della dottrina della non violenza da lui seguita. Il suo moto era «Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto a uccidere.» Emerge ben chiaro un concetto di uguaglianza all'avanguardia per il tempo; predicava infatti la fraterna tra tutti gli esseri umani, musulmani e indù, uomini e donne, in nome dell'amore. Questo approccio doveva essere mantenuto a prescindere dei soprusi subiti, e veniva attuato in concreto da Gandhi e dai suoi seguaci nella resistenza pacifica che porta alla liberazione dell'India. Questa lotta ai soprusi attraverso la verità, a mani nude, senza armi, senza mai offendere, concretamente si realizzava con tutta una serie di strumenti utilizzati tutt'oggi, come il boicottaggio, lo sciopero, il picchettaggio e lo sciopero della fame. Attuava praticamente quello che oggi chiamiamo disobbedienza civile, e cioè il violare consapevolmente leggi e norme ingiuste, non pagando per esempio le tasse o non rispettando gli atti amministrativi che limitavano il diritto di stampa e manifestazione.