Letteratura latina: Cicerone

Tramite: O2O 13/06/2017
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Introduzione

Quella di Marco Tullio Cicerone è una delle figure più discusse del mondo latino. Se di lui sono stati esaltati i meriti letterari, la profonda cultura, la varietà di interessi, non di meno sono stati evidenziati gli orientamenti politici, l'instabilità e la mancanza di coerenza. Ecco dei brevi appunti di letteratura latina sulla vita e le opere di Cicerone.

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La vita

Marco Tullio Cicerone è nato ad Arpino, vicino Frosinone, nel 106 a. C., da una famiglia benestante del ceto equestre. Introdotto in un clima sociale molto prestigioso, Cicerone iniziò la sua formazione frequentando maestri illustri come Licinio Crasso e Marco Antonio. Dopo il matrimonio cominciò la sua carriera politica, intraprendendo il 'cursus honorum'. Nel 75 a. C. Ebbe la questura in Sicilia e da lì cominciò la sua ascesa: divenne edile, pretore e infine console. Durante il suo consolato sventò la celebre congiura di Catilina, dopo la quale fu acclamato come padre della patria. Da quel momento però iniziarono i contrasti politici, poiché il suo atteggiamento conservatore cozzava con gli interessi dei triumviri (Cesare, Pompeo, Crasso), i quali riuscirono a farlo esiliare nel 58 a. C. Dopo 18 mesi venne richiamato in patria e durante la guerra civile decise di schierarsi con Pompeo, che però fu sconfitto nella battaglia di Farsalo.

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L'attività oratoria

Cicerone si distinse soprattutto per l'attività oratoria, che scandì i momenti salienti del suo impegno civile. Esordì intorno all'anno 81 a. C. Come avvocato in ambito civile. Uno dei primi incarichi importanti fu in Sicilia, dove gli fu affidata la difesa di Verre, governatore accusato di malgoverno. Nel periodo del consolato fu chiamato a sventare il complotto di Catilina e contro quest'ultimo pronunciò 4 orazioni durissime che fecero di Cicerone il più abile oratore della tradizione latina. Queste orazioni sono passate alla storia come Catilinarie. Altra celebre orazione di Cicerone è il Pro Milone, in cui egli difendeva T. Annio Milone, accusato di aver ucciso, in uno scontro armato, il rivale Clodio. Una volta tornato in politica, dopo la morte di Cesare, Cicerone compose l'ultima opera oratoria, le Filippiche, 14 orazioni che dal titolo evocano quelle che Demostene pronunciò contro il re Filippo di Macedonia.

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Le opere

Cicerone accompagnò la sua attività oratoria con lo studio dei principi che reggono l'arte del dire. Per questo si dedicò molto anche alla stesura di opere di retorica, in cui cercava di coniugare quest'ultima con la filosofia. Opera retorica importante è il De oratore, divisa in 3 libri e scritta da Cicerone nel 55 a. C. In quest'opera mostra il suo ideale di oratore, che deve possedere, oltre le attitudini naturali, anche una grande preparazione culturale e filosofica. La costruzione di questo dialogo è accurata e armoniosa e per questo l'opera è considerata la massima sintesi dello stile latino. La seconda opera retorica è il Brutus, del 46 a. C., in cui l'oratore traccia una storia dell'eloquenza, dalle origini greche e romane fino ai suoi giorni. Cicerone vuole dimostrare che l'oratoria latina va vista come perfezionamento di quella greca. La terza opera retorica è l'Orator, composta sempre nel 46 a. C.

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Il pensiero politico

Il pensiero politico di Cicerone è strettamente connesso con quello filosofico. Prendendo spunto da Platone, egli compose due opere politiche fondamentali: il De republica e il De legibus. Il De republica è un trattato in 6 libri, scritti tra il 54 e il 52 a. C. L'opera, che ha la forma di un dialogo, è condotta tramite gli interventi di prestigiose figure del passato ed è ambientata nel 129 a. C., anno della morte di Scipione Emiliano. Quindi è evidente che Cicerone aveva grande nostalgia di quell'idea di stato romano che Scipione aveva perseguito. Infine, la seconda opera politica di Cicerone è il De legibus, composta da 3 libri in cui l'oratore tratta della legge naturale, delle leggi religiose e delle magistrature.

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