Letteratura: la poetica di Gabriele D'Annunzio
Introduzione
Gabriele D'Annunzio, nato Pescara nel 1863 e morto nel 1938 al Vittoriale, è considerato uno dei maggiori scrittori e poeti delle letteratura italiana. Egi infatti è uno dei più significativi esponenti del Decadentismo, perché è riuscito a interpretare efficacemente la sensibilità di fine secolo, incarnando i nuovi miti del progresso, della mondanità, dell'effimero, del vitalismo e dell'irrazionalismo, ma vivendone anche le contraddizioni e i conflitti, da quelli politici e sociali, a quelli generati dalla trasformazione del mercato editoriale. Per accostarci alla sua opera esaminiamo inseme, in questi appunti, la sua poetica.
Occorrente
- Manuale di letteratura italiana; antologia delle opere di d'Annunzio
L'estetismo
D'Annunzio aderì al gusto dominante negli ambienti artistici di fine Ottocento e inizio Novecento, quello dell'estetismo, di cui fu attento interprete. L'estetismo, ovvero il culto e la ricerca del bello come ideale supremo, da perseguire come fine a se stesso, diventa per d'Annunzio ideale di vita. In ogni esperienza dell'esistenza e della comunicazione (gesti, linguaggio, abbigliamento, comportamenti) egli cerca di imprimere una sensibilità e un gusto nutriti dall'amore per la bellezza. Il mito dell'esteta, già presente nei romanzi di Oscar Wilde, implica una visione aristocratica della vita che si riflette sia nei personaggi dei romanzi dannunziani, sia nelle scelte di vita dell'autore stesso. D'Annunzio vivrà in dimore princpesche, circondato di oggetti preziosi aspirando, come dice di Andrea Sperelli, protagonista del suo "Il Piacere" a "fare della propria vita un'opera d'arte". La bellezza appare l'unico valore supremo al quale tutti gli altri sono subordinati, a cominciare da quello dell'eguaglianza democratica. L'ideale dell' "Arte per l'Arte", nasconde, d'altra parte, un tentativo di reagire alla logica del mercato e alla mercificazione dell'opera d'arte che finisce per mortificare la creatività dell'artista. I personaggi dei romanzi dannunziani combattono tutti per preservare la Bellezza che è minacciata, nel mondo, dai pericoli della modernità, della logica del profitto, del cattivo gusto delle masse, della democrazia e dell'egualitarismo.
Il classicismo
Un altro riferimento della poetica dannunziana va ricercato nel costante richiamo alla letteratura classica. La sua poesia è intessuta di citazioni e spunti tratti dagli scrittori greci e latini. Dopo un viaggio in Grecia e la lettura della "Nascita della tragedia " di Nietsche, d'Annunzio vedrà la classicità greca come la fonte di grandi miti e archetipi, la sede del conflitto eterno tra apollineo e dionisiaco, ovvero tra razionale e irrazionale. Il classicismo dannunziano perciò rivisita i miti antichi che contrappone come baluardo alla realtà delle nuove città industriali e della società di massa.
Il superomismo
L'incontro con la teoria superomistica di Nietsche è uno dei cardini dell'esperienza poetica di d'Annunzio. Egli accoglie di Nietsche solo alcuni aspetti e li piega a favore della sua ideologia antidemocratica. In particolare, ciò che d'Annunzio ritrova nel filosofo tedesco, è l'esaltazione della volontà di potenza del superuomo, il privilegio accordato a uomini straordinari, ai quali tutto è lecito. Egli si appropria degli elementi antidemocratici insiti nel pensiero di Nietsche e ne nutre il suo disprezzo per le masse. Inoltre, grazie alla lettura di Nietsche, d'Annunzio innesta sul mito dell'esteta il mito del superuomo espressione di una volontà di potenza che troverà spazio anche sul piano politico. Il super-uomo tribuno, il poeta vate d'Annunzio, sposerà infatti una ideologia reazionaria che mira al controllo delle masse attraverso la parola e aderirà alle tendenze bellicisitiche e nazionalistiche dell'epoca.
il panismo
Nelle laudi, in particolare in Alcyone, il poeta si pone come unico interprete del segreto profondo della natura. Egli ha il compito di far parlare le cose e far sì che la natura diventi il linguaggio della poesia, la quale assume pertanto una funzione sacrale. La comunione tra uomo e natura assume i caratteri di una fusione estatica e di una metamorfosi: il poeta, proprio come Pan, la divinità pastorale che, collegandosi al culto di Bacco, incarna la vitalità istintiva, aspira a fondersi con la natura, in un'estasi naturalistica. Si parla dunque di panismo dell'Alcyone, inteso come il recupero di un senso di comunione con la natura e insieme di astrazione da ciò che è umano.
Il culto della parola
Fin dalle sue prime opere d'Annunzio si distingue per una costante ricerca del vocabolo raro e prezioso. Il poeta è un accanito sperimentatore che crea e plasma attraverso la parola. Sia nella produzione in prosa che in versi, d'Annunzio evidenzia scelte lessicali rare, preziose ed elitarie. In particolare egli afferma il valore suggestivo e fonico della parola. Il vocabolario poetico dannunziano attinge all'intera tradizione italiana dai poeti trecenteschi a Carducci; la poesia di d'Annunzio tesse insieme grecismi, latinismi, tecnicismi, linguaggi settoriali, il tutto nel culto e nella fiducia nel valore assoluto della parola che egli definisce "divina".
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Consigli
- Ripassa il quadro del decadentismo europeo e in particolare l'estetismo inglese e il simbolismo francese