Letteratura del XX secolo
Introduzione
Il Novecento letterario ha confini imprecisi: per qualcuno inizia con la prima guerra mondiale e si chiude con la fine dell'URSS, per altri è un secolo che parte con la fin de siècle e si espande ben oltre la fine del millennio. Così, la Letteratura del XX secolo ruota attorno a due poli: da una parte, la disgregazione dell'io e lo smarrimento della coscienza, dall'altra, il superomismo e il vitalismo estremo. La teoria dell'inconscio e le grandi guerre contribuiscono sensibilmente a scomporre l'ordine ottocentesco. Ripercorriamo la letteratura del Novecento attraverso gli autori e le correnti letterarie che hanno illuminato la scena.
Decadentismo
Alla pretesa positivistica di ricomporre il reale, in base alla quale si erano sviluppati il Naturalismo e il Verismo, si contrappone il Decadentismo, che fa proprie alcune istanze dell'irrazionalismo romantico e apre a nuove esperienze conoscitive. Tanto che il poeta decadente non è più il cantore della bellezza ma si fa veggente, scopre mondi inesplorati e scandaglia l'ignoto. È il caso di Pascoli, che coglie le relazioni più segrete delle cose e dell'animo, e finisce per attribuire al reale una dimensione cosmica.
Crepuscolarismo
L'irrazionalismo decadente e la coscienza della crisi si acuiscono con i crepuscolari (Corazzini, Gozzano, Govoni), che abbandonano la figura del poeta vate e l'eccessivo estetismo dannunziano fino a depotenziare il ruolo stesso della poesia. L'insoddisfazione che li pervade non ha accenti rivoluzionari, ma si esprime nella rassegnazione e nella faticosa ricerca di un rifugio consolatorio.
Futurismo
Al polo opposto si colloca l'estremo vitalismo che caratterizza il movimento futurista, nonché la svolta canzonatoria e che opera Palazzeschi, ex crepuscolare. L'adozione del verso libero, teorizzato da Lucini, riflette simbolicamente la frantumazione dell'io segnando un distacco dalla poesia dell'800. Le "parole in libertà" dei futuristi rappresentano un tentativo di andare oltre il verso libero.
Le riviste
La coscienza della crisi, tematizzata anche da Pirandello e Svevo, si accompagna alla ricerca di una nuova coscienza politica e civile di cui si fecero portavoce le numerose riviste del Novecento, nonché il pensiero di Croce, Gobetti, Gramsci. Mentre al rinnovamento artistico si dedicarono scrittori come Jahier, Michelstaedter, Slataper, Boine. La rivista "La Ronda", in particolare, auspica il ritorno ai valori formali tipici della tradizione letteraria.
Narrativa d'opposizione
Hanno un sentimento angosciato del mondo coloro che vengono definiti dei neorealisti degli anni Trenta o narratori d'opposizione al regima fascista: Moravia, Silone, Jovine, Vittorini, Brancati, Alvaro. Alla fine della prima guerra mondiale Vittorni dà vita al Neorealismo, movimento che ruota attorno alla rivista "Il Politecnico" e a cui aderiscono in un primo momento alcuni degli scrittori succitati.
Ermetismo
La frantumazione dell'io è raccolta dalla "poesia pura" degli ermetici e dalla sintassi semplificata cui ricorrono. Sbarbaro, Rebora e Campana possono essere considerati i precursori, mentre Ungaretti, Quasimodo e Sereni sono i maggiori rappresentanti. Ma il valore sociale della poesia è riaffermato dopo la seconda guerra mondiale da poeti come Montale, Caproni e Zanzotto, che criticano il disimpegno degli ermetici.
Gruppo 63
Agli inizi degli anni '60 una serie di scrittori e critici danno vita a una ricerca sperimentale assai eterogenea e in particolare criticano neorealisti affermati come Pratolini e Cassola. Al gruppo appartengono, fra gli altri, Arbasino, Eco, Manganelli, Sanguineti, Vassalli.
Ultimi fuochi
L'ossessiva sperimentazione linguistica di Gadda e la limpidità della scrittura di Calvino sono le soluzioni più interessanti della ricerca stilistica del Dopoguerra. Negli ultimi anni del 900 vengono meno correnti e poetiche di gruppo, il panorama letterario diventa vieppiù eterogeneo.