Le più belle poesie di Arthur Rimbaud
Introduzione
Arthur Rimbaud fu il rappresentante più emblematico dei cosiddetti "poeti maledetti", insieme a Charles Baudelaire e Gérard de Nerval. Rivoluzionò completamente la poetica, dando molta importanza alle parole, considerate come un mezzo potentissimo. Attraverso di esse si riesce a capire molti tratti della sua personalità. L'unico modo per scoprirlo, è leggere alcune delle sue poesie più belle.
Sensazione
D?estate, a calpestare per i sentieri andrò,
dentro il grano che punge, l?erba tenera a sera.
Sognando, la freschezza ai piedi sentirò,
lascerò che mi bagni la testa nuda il vento.
Non parlerò, smarrito ogni pensiero umano,
ma infinito nell?anima mi crescerà l?amore
e andrò come uno zingaro lontano assai lontano
per la Natura lieto come con una donna.
La mia bohème
Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate; E anche il mio cappotto diventava ideale; Andavo sotto il cielo, Musa! Ed ero il tuo fedele; Oh! Quanti amori splendidi ho sognato!
I miei unici pantaloni avevano un largo squarcio. Pollicino sognante, nella mia corsa sgranavo Rime. La mia locanda era sull'Orsa Maggiore. - Nel cielo le mie stelle facevano un dolce fru-fru
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade In quelle belle sere di settembre in cui sentivo gocce Di rugiada sulla fronte, come un vino di vigore;
Oppure, rimando in mezzo a fantastiche ombre, Come lire tiravo gli elastici Delle mie scarpe ferite, un piede vicino al cuore!
Il male
Mentre gli sputi rossi della mitraglia Fischiano tutto il giorno nell'infinito azzurro del cielo; E scarlatti o verdi, accanto al re che li deride I battaglioni crollano in massa nel fuoco;
Mentre un'orrenda follia massacra Centomila uomini in un mucchio fumante; - Poveri morti! Nell'estate, nell'erba, nella tua gioia, Natura! Tu che santamente creasti questi uomini!... -
- C'è un Dio, che ride sulle tovaglie damascate Degli altari, fra l'incenso, fra i grandi calici d'oro; Che cullato dagli osanna si addormenta,
E si risveglia quando madri, raccolte Nell'angoscia, piangendo sotto la vecchia cuffia nera Gli offrono qualche moneta nel loro fazzoletto.
Romanzo
I Non si può essere seri a diciassette anni. - Una sera al diavolo birra e limonate E i chiassosi caffè dalle luci splendenti! - Te ne vai sotto i verdi tigli del viale.
Come profumano i tigli nelle serate di giugno! L'aria talvolta è così dolce che chiudi gli occhi; Il vento è pieno di suoni, - la città non lontana, - E profuma di vigna e di birra?
II - Ed ecco che si scorge un piccolo brandello D'azzurro scuro, incorniciato da un piccolo ramo, Punteggiato da una cattiva stella, che si fonde Con dolci brividi, piccola e tutta bianca?
Notte di giugno! Diciassette anni! - Ti lasci inebriare. La linfa è uno champagne che ti sale alla testa? Si vaneggia; e ti senti alle labbra un bacio Che palpita come una bestiolina?
III Il cuore, folle Robinson nei romanzi, - Quando, nel chiarore di un pallido fanale, Passa una signorina dall'aria incantevole, All'ombra del terrificante colletto paterno?
E siccome ti trova immensamente ingenuo Trotterellando nei suoi stivaletti, Si volta, lesta, con movimento vivace? - E sulle tue labbra muoiono le cavatine
IV E sei innamorato. Preso fino al mese d'agosto. Sei innamorato. - I tuoi sonetti La fan ridere. Gli amici se ne vanno. Sei di pessimo gusto. - Poi l'adorata una sera si è degnata di scrivere?
! Quella sera, ? - torni ai caffè splendenti, Ordini birra o limonata? - Non si può essere seri a diciassette anni Quando i tigli sono verdi lungo il viale.
Eternità
È ritrovata.
Che cosa? L'Eternità.
È il mare andato
col sole.
Anima sentinella,
mormoriamo la confessione
della notte cosi nulla
e del giorno infuocato.
Dagli umani suffragi,
dagli slanci comuni
là ti liberi
e voli a seconda...
Poiché soltanto da voi,
o braci di raso,
il dovere si esala
senza che si dica: finalmente.
Là, nessuna speranza,
nessun orietur. Scienza con pazienza,
il supplizio è sicuro.
È ritrovata.
Che cosa? L'Eternità.
È il mare andato col sole.