La Signoria degli Sforza a Milano
Introduzione
Gli Sforza sono stati un'importante famiglia di Milano che ha acquisito un notevole potere nel capoluogo lombardo alla fine del Medioevo, nel XV secolo. Il nome di questa famiglia è dovuto all'iniziatore della stessa, ovvero Muzio Attendolo, detto "sforza" per via della sua prestanza fisica. Costui era un condottiero, ed infatti la sua è stata una famiglia costituita da capitani mercenari, soldati e strateghi. Il figlio illegittimo di Muzio, Francesco, è stato duca di Milano dal 1450 al 1466. Il titolo ducale gli è derivato dato dal fatto che aveva sposato Bianca Maria Visconti, unica erede del duca. La famiglia che deriva da questo capostipite governò a più riprese la città di Milano fra il 1450 e il 1535. Con questa breve guida ci concentreremo sulla signoria degli Sforza a Milano.
Ludovico il Moro
Ludovico detto il Moro è stato governatore del ducato fino al 1500, quando è stato imprigionato dai Francesi, nelle cui carceri morì in disgrazia. Durante i suoi anni di governo le vicende del ducato sono state abbastanza complesse, dal momento che Milano fu governata da Ludovico per qualche anno, poi è passata a Massimiliano, e per finire a Francesco II. Durante il controllo di Ludovico, Milano ha vissuto uno dei periodi più floridi dal punto di viste economico e culturale. La corte ducale in questo periodo ha attirato ed ospitato molti poeti e artisti fra cui spicca sicuramente Leonardo da Vinci, che per gli Sforza ha progettato molte innovazioni militari ed ingegneristiche. Ludovico è famoso fra l'altro per aver commissionato a Leonardo il famosissimo affresco intitolato "L'ultima cena"; anche "La dama con l'ermellino" fu commissionata al pittore ed inventore dallo stesso Sforza e ritrae la sua amante preferita. Il figlio, Ercole Massimiliano Sforza era stato allevato e cresciuto presso la corte dell'imperatore Massimiliano. Fu per rendere omaggio al suo mentore che aggiunse il nome Massimiliano a quello di nascita, che era semplicemente Ercole.
Francesco II Sforza
Francesco II Sforza era stato esiliato, insieme al padre, quando era ancora molto piccolo. Le sue condizioni di vita, per molti anni, sono state tutt'altro che comode e le finanze di famiglia ridotte notevolmente. Anch'egli ha avuto come moglie una donna proveniente da un lignaggio importante, ossia Cristina di Danimarca. Francesco II di Sforza morì all'età di appena 40 anni, a causa di una malattia. Con la fine di Francesco II finisce l'indipendenza del Ducato di Milano. La storia di questa dinastia, per la verità, non si è fermata però con il ducato di Milano, la dominazione di questa famiglia, infatti, si è estesa anche in altre zone. Ad esempio un ramo degli Sforza ha governato la città di Pesaro, e troviamo rappresentanti anche Santa Flora, ed addirittura Bari. Le ascendenze militari della famiglia li hanno poi sempre attirati verso dimore consone come il Castello Sforzesco di Milano ed il Castello Normanno-Svevo di Bari.
Galeazzo Maria Sforza
Il successore di Francesco è stato Galeazzo Maria, uno dei suoi numerosi figli alcuni avuti dalle mogli altri, per gli storici almeno 35, dalle amanti. Galeazzo è stato duca per dieci anni (dal 1466 al 1476). Galeazzo era un uomo amante di una vita particolarmente dissoluta e nella sua breve vita riuscì a crearsi molte inimicizie, che culminano con la sua morte per mano di alcuni nobili in un agguato. Egli aveva sposato Bina di Savoia, ma aveva avuto anche dei figli illegittimi, tra i quali Caterina Sforza. Quest'ultima a differenza del padre già in giovane età era una ragazza colta e dotata di grande coraggio. Anche Caterina ebbe parecchi, tra i quali possiamo annoverare il famoso capitano mercenario Giovanni delle Bande Nere, un noto condottiero italiano del periodo rinascimentale morto per le conseguenze di una ferita da arma da fuoco ricevuta in battaglia nei pressi di Mantova. Successore di Galeazzo è stato il figlio Gian Galeazzo Maria Sforza, debole ed inetto e marito di Isabella d'Aragona, bellissima duchessa di Bari, Milano e Rossano. Tuttavia, La reggenza, di fatto, era nelle mani di Ludovico Sforza (il Moro), marito di Beatrice d'Este.