La Seconda Guerra d'Indipendenza in breve

Tramite: O2O 02/06/2018
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Introduzione

La Seconda Guerra d'Indipendenza rappresenta uno degli avvenimenti di cruciale importanza che sconvolsero l'Europa ed in particolare il nostro Paese alla metà dell'Ottocento e che condussero poi all'unità e alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1861 sotto la guida dei Savoia, che fino a quell'istante avevano regnato nel c. D. Regno di Sardegna. La Seconda guerra di Indipendenza venne combattuta tra aprile e luglio del 1859, e vide contrapposte la fazione sarda e francese contro quella austriaca. Di seguito proveremo ad analizzarne le fasi ed i punti fondamentali per ottenere una visione d'insieme sufficientemente esaustiva. Vediamo dunque insieme come si giunse e come si svolse la Seconda guerra di Indipendenza in breve.

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Occorrente

  • libri e trattati di storia
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L'alleanza con la Francia

Con gli accordi di Plombières del 1858, fu sancita ufficialmente l'alleanza tra il Regno di Sardegna, guidato da Vittorio Emanuele II e dal Conte Camillo Benso di Cavour, e la Francia con Napoleone III. Ciascuno di loro perseguiva attraverso quest'alleanza uno scopo ben preciso: Napoleone III, mirava ad espandere il potere della Francia in Italia e per questo si era impegnato a combattere al fianco dei sabaudi, nel caso in cui l'Impero Austriaco avesse dichiarato loro guerra. Da parte loro Vittorio Emanuele e Cavour, forti dei sentimenti indipendentisti che serpeggiavano nella popolazione del Lombardo-veneto e dello scontento e del malumore che il dominio asburgico causava, puntavano a scacciare gli Austriaci dai loro possedimenti nel Settentrione d'Italia e a espandere cosi i confini del regno sabaudo, e per farlo avevano bisogno di un alleato forte come solo la Francia poteva essere. A Cavour, pertanto, serviva solamente una scusa per dare inizio ai combattimenti. Perciò programmò il riarmo dell'esercito sardo, che iniziò le fasi di addestramento in prossimità del Ticino, al confine coi possedimenti austriaci. La mossa di Cavour fu vista come una sfida dall'Austria: Vienna, infatti, avvisò Torino di smobilitare le truppe, in caso contrario sarebbe stata guerra.

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Lo svolgimento della guerra

La provocazione sabauda raggiunse il suo scopo: l'esercito austriaco attraversò il Ticino ed attaccò il Regno di Sardegna, mentre Napoleone III, per tutta risposta, raggiunse Genova per poi unirsi all'esercito di Vittorio Emanuele II. I due eserciti - quello sabaudo e quello francese - marciarono così insieme contro gli Austriaci affrontandoli in numerosi scontri: Montebello, Palestro, Magenta. Perfino Giuseppe Garibaldi, futuro eroe dell'Unità, si unì all'esercito sabaudo ponendosi al comando dei Cacciatori delle Alpi, a cui si deve la liberazione di Como. La battaglia più importante, però, si combatté a Solferino e San Martino il 24 giugno 1859 e vide la sconfitta dell'Austria e la vittoria dei Piemontesi. Dopo la liberazione di Milano, si puntò alla liberazione di Venezia, ma Napoleone III, di propria iniziativa e per timore che il conflitto si allargasse troppo e non fosse più gestibile per Francia, decise, senza il consenso degli alleati, di inviare a Verona un contingente con una proposta di armistizio che venne firmato dall'Imperatore e dagli Austriaci a Villafranca l'11 luglio 1859.

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La situazione sabauda

Davanti a quello che venne considerato un tradimento dei patti da parte della Francia e vista l'oggettiva impossibilità per l'esercito sardo di proseguire da solo i combattimenti contro gli Austriaci, Cavour si dimise, lasciando il governo nelle mani di Lamarmora e Rattazzi. Costretto dalle circostanze, anche Vittorio Emanuele II firmò il trattato di pace il 12 luglio 1859. Dall'armistizio il Lombardo-Veneto ne uscì diviso con il Veneto che restava sotto il dominio austriaco e la Lombardia che passava sotto la dominazione francese. A loro volta la Toscana, i ducati di Parma e Modena, l'Emilia e la Romagna chiesero l'annessione al Regno di Sardegna. L'anelito di libertà e indipendenza, tuttavia, rimase nel popolo, soprattutto della Lombardia e del Veneto, e l'anno successivo diede vita all'atto finale dei moti che, scatenandosi poi fino alla Sicilia ed al Regno Borbonico, avrebbero portato nel 1861 all'Unità d'Italia.

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