La prosa filosofica di Seneca
Introduzione
Seneca è noto come uno dei più importanti prosatori filosofici romani, insieme anche a Cicerone. Fu un personaggio complesso, la cui vita fu segnata da molte contraddizioni. Nacque in una ricca famiglia di rango equestre a Cordòba, in Spagna nel 4 a.C. Venne educato ed istruito presso le scuole di retorica a Roma, insieme a Papirio Fabiano, Attalo e Sozione. Intraprese il cursus honorum per volere del padre e successivamente venne nominato precettore di Nerone, per poi diventarne consigliere. Il suo rapporto con gli imperatori non fu mai facile, ma Seneca cercò di educare Nerone per farlo diventare un imperatore esemplare. Nel 62, però, ormai insofferente per i comportamenti del sovrano, decise di abbandonare la vita pubblica e si dedicò interamente agli studi. Nel 65, dopo che venne ritenuto complice nella congiura pisoniana, decise di togliersi la vita. In Seneca trova un grande esponente la prosa filosofica, espressa attraverso i dialoghi, lettere e trattati, che analizzeremo più nello specifico nei passi che seguono. La prosa dell'autore riflette il gusto linguistico del tempo nell'andamento spesso irregolare del periodo fondato sulle antitesi e su un lessico astratto, ricco di termini di forte valore connotativo, mentre dal punto di vista del contenuto filosofico sono forti le contaminazioni tra il pensiero dello stoicismo antico e quello epicureo, che tende a prevalere nelle Epistole ad Lucilium.
Occorrente
- Manuale di letteratura latina
- Epistolae ad Lucilium
- Dialogi
- Tragedie
I Dialoghi
È un gruppo di dieci opere di argomento filosofico costituito da ben 12 libri. Rispetto a Platone e Cicerone, l'autore parla sempre in prima persona e l'interlocutore è la persona a cui viene dedicata l'opera. Nel caso di Seneca si tratta sempre di un interlocutore fattizio. Nei dialoghi di Cicerone, invece, sia l'ambientazione che i personaggi sono definiti. Il filosofo spagnolo nei Dialoghi tratta temi importanti della filosofia ellenistica, come la felicità, la fugacità del tempo, la serenità, ma anche temi vicini alla sensibilità romana, quali lo spazio da dedicare al tempo libero e il profilo del potere, temi ripresi anche nelle Epistulae ad Lucilium. In quest opera la prosa risente dell'impostazione diatribica, caratterizzata da una struttura vivace e discorsiva, dalla tendenza a rivolgersi al destinatario e da continue interruzioni da parte di un interlocutore fittizio. Tra i Dialogi vi sono anche quelli di genere consolatorio, scritti appunto per consolare qualcuno per la perdita di una persona cara; e anche i dialoghi trattati, tra cui il De Ira, in cui critica questo sentimento inutile e pericoloso; il De Brevitate Vitae, in cui Seneca ritiene che gli uomini non facciano bene a lamentarsi della brevità della vita, poiché sono portati a sprecare il tempo a loro disposizione. Tra i dialoghi più importanti vi sono poi il De Vita Beata, in cui Seneca dice che la felicità consiste nella vita secondo ragione e in cui risponde alle polemiche di chi lo accusava; il De tranquillitate Animi dedicata ad Anneo Sereno, qui il filosofo immagina che l'amico gli chieda un consiglio per potergli indicare alcuni rimedi per raggiungere la tranquillità dell'animo; il De Otio in cui viene affrontato il problema di una vita attiva o contemplativa; il De Providentia, in cui risponde a Lucilio che gli chiede perché le persone buone siano colpite dai mali; ed infine il De Constantia Sapientis, in cui viene esplicata la tesi stoica.
Epistulae ad Lucilium
È l'opera filosofica più importante di Seneca, poiché, in essa, il filosofo esprime la sua visione della vita. Si tratta di una raccolta di lettere scritte dopo il ritiro dalla vita politica e indirizzate a Lucilio. Seneca si presenta come un uomo che ha sprecato la sua vita in occupazioni, invece di dedicarsi esclusivamente allo studio. L'atteggiamento che viene adottato è quello di un consigliere e maestro; Seneca, infatti, vuole aiutare Lucilio a raggiungere quella sapienza che nemmeno lui ha saputo ottenere nel corso della sua vita. Sono tutte epistole letterarie che dovevano essere pubblicate, ma nonostante questo, non si tratta di lettere fittizie. Il riferimento personale ad avvenimenti e a circostanze della vita quotidiana sottolinea la funzione morale dell'opera che è quella di offrire degli insegnamenti. Il tono utilizzato è un tono colloquiale, assimilato al sermo cotidianus. Non c'è uno schema particolare con cui la materia viene esposta, ma mentre le prime lettere sono più semplici, le ultime offrono insegnamenti più complessi; a segnalare un progresso intellettuale e morale di chi le riceve. Seneca, nelle lettere, esorta l'amico anche ad abbandonare la politica per perseguire lo studio, l'arricchimento personale e la sapientia. Un'ultima cosa che Lucilio e ogni altro filosofo dovrebbe fare è liberarsi dalla paura della morte. Chi ha paura della morte, secondo Seneca, finisce solo per ribellarsi alla natura.
Le Tragedie
Tra la prosa filosofica di Seneca vi sono infine le Tragedie: un corpus di dieci tragedie, tra cui nove mitologiche e una Pretesta, di ambientazione romana. Queste sono state scritte molto probabilmente quando Seneca si trovava a fianco dell'imperatore Nerone. Infatti, tramite i suoi scritti, Seneca mirava a mostrare al principe quali potevano essere gli effetti deleteri di un potere dispotico e delle passioni umane. Esse venivano lette davanti ad un pubblico selezionato; gli imperatori, infatti, non permettevano questo tipo di descrizione dei sovrani. Per quanto riguarda lo stile, viene utilizzato un tono magniloquente e declamatorio; c'è molta enfasi ed esuberanza espressiva. Tra le varie tragedie scritte da Seneca vi è quella che racconta la storia di Medea, protagonista furiosa con il marito che l'aveva tradita, la quale decide di ammazzarne l'amante; poi c'è la storia di Fedra, innamorata di Ippolito, il quale venne incolpato dalla stessa di averla violentata; la storia di Tieste, un altro uomo infuriato con il fratello che aveva sedotto la moglie e per questo decise di cucinare i suoi figli e farglieli mangiare. Come vediamo si tratta di vicende che sottolineano l'effetto negativo degli impulsi umani; questi dovrebbero sempre essere limitati dalla ragione.
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Consigli
- Per comprendere lo stile di Seneca è necessario conoscere molto bene il contesto storico in cui il filosofo scrive. Concentratevi sul carattere dell'imperatore Nerone e sul modo in cui lo stesso esercitava il proprio potere. Si tratta di un periodo molto difficile per la storia romana, e per questo molti autori esprimevano la propria insofferenza attraverso le opere.