In ogni sua creazione, il cantautore volge la sua attenzione agli ultimi, gli emarginati, i reclusi della società contemporanea. Un lungo viaggio attraverso ogni aspetto delle città, dalla prostituzione alla tematica della sessualità, trattata in maniera pungente da Pasolini nei medesimi anni, non volendo mai distogliere lo sguardo da chi, invece, la vita avevo dimenticato. Canta di loro De Andrè, spinto dalla speranza di ripristinare ?una giustizia sociale che ancora non esiste e l?illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo? (De Andrè, op. Cit.). Ma se la sua pietà è dichiarata nei confronti di coloro che sono riconosciuti come ultimi, anche nei confronti di chi non è piùi in grado di salvarsi dalla corruzione e dall'oblio dell'ordine, tale staticità rende intrappolati del medesimo sistema, un sistema cantato più volte, come nel caso del protagonista di "Giugno 73", tanto immersa nel suo sistema da non riuscire a cogliere l?intensità e la libertà di un amore, ambientata nel pieno degli anni '70 del secolo scorso, mossi dalle burrascose rivolizioni studentesche del sessantotto, il cosiddetto "autunno caldo". È il senso di libertà di De Andrè, che viene spesso detto ?anarchia?, a renderlo grande: egli descrive un'umanità intensa, che tende al cielo e che viene ricondotta verso terra dalle sovrastrutture che essa stessa ha creato.