Introduzione
Giovanni Pascoli è un autore italiano assai importante. Pasolini, che si laureò nel 1945 con la tesi ?Antologia della lirica Pascoliana", sottolineò il debito della poesia italiana del Novecento verso il Pascoli. Moltissime sono le di lui opere esportate poi in tutto il mondo. Vi troviamo l'eco della crisi che interessava il Positivismo, ma anche tracce di gravi lutti familiari. In tal senso, si può dire che costruì una sorta di microcosmo come difesa dal mondo esterno. Le sue simpatie giovanili anarchiche sfociarono in un sentimento umanitario di solidarietà per gli altri e di concordia universale. Le trasformazioni in atto, che stavano conducendo verso la Grande Guerra, non fecero che aumentare il suo stato di prostrazione. La poesia intitolata "Il tuono" è da porsi tra le più note. Se sei interessato ad un'analisi corredata da un breve commento, continua pure a scorrere questa guida.
Occorrente
- Testo originale
- Parafrasi
- Commento
La struttura della poesia
La poesia "Il tuono" fa parte di Myricae, una raccolta di versi pubblicata nel 1903. Strutturata come una ballata, si compone di sette versi endecasillabi. Un collegamento può venir fatto nell'immediato con un'altra famosa poesia dell'autore, che ha per titolo "Il lampo". L'una pare infatti la continuazione dell'altra. Abbondano le figure onomatopeiche e le allitterazioni.
La parafrasi
Ad una prima lettura, constatiamo subito come la poesia si apra con un intero verso isolato dal resto. La congiunzione iniziale suggerisce che il poeta riprenda un discorso rimasto in sospeso, una riflessione non compiuta, un pensiero rimasto inespresso. I suoni nasali e gravi che si succedono contribuiscono ad accrescere una sensazione di angoscia. Il secondo verso, seppur graficamente diviso, è concettualmente connesso al primo. Ecco uno schianto che rimbomba. La descrizione dell'improvviso fragore che va spegnendosi fino a sparire occupa quasi totalmente i restanti versi. Il ritmo rallenta, scandito dalla congiunzione "e", ripetuta più volte. La lirica si conclude alfine con un'immagine dolcissima: un canto di madre, che si accompagna ad un leggero movimento di una culla. Allo scatenarsi della natura segue dunque, di contrasto, un sentimento di appagata serenità.
Il commento
Il messaggio che si delinea è quello di un'umanità angosciata. Il pericolo è assai prossimo, e può esplodere improvvisamente con la stessa violenza di un tuono, in grado di turbare la fragile vita dell'uomo. Esiste però una via di scampo, una difesa. Si trova infatti sicurezza e rifugio solo negli affetti solidi. Ciò è una prerogativa del Pascoli. In quest'occasione si concentra sull'idea di un'innocenza originaria, incarnata dalla culla, e su un evidente simbolo d'amore, ossia il canto materno. Il lettore stesso percepisce una sorta di nido, di sicurezza nell'ambito di uno scenario pauroso e cupo, in cui è in atto il dramma della natura sconvolta e squassata. Nella notte scura, risucchiati nel nulla, senza vedere niente, l'urlo che risuona improvvisamente sembra quasi un film dell'orrore.