Nella seconda parte il punto cardine è rappresentato dalla parola "giacque", con la quale Manzoni indica, dopo l'esaltazione delle sue gesta epiche, l'epilogo di Napoleone soffermandosi, in modo meno celebrativo ma molto più riflessivo, a considerare il riscatto religioso e spirituale dell'uomo dopo la sua caduta come imperatore. In queste strofe, si indica come Napoleone rinunci alle glorie terrene per elevare il proprio spirito verso l'eterno. Questo, però, è uno sforzo vano in quanto solo Dio può concretizzare l'eternità. L'ode si conclude con i versi "Sulla deserta coltrice accanto a lui posò". Con queste parole, l'autore indica come il luogo in cui giace Napoleone fosse reso deserto dagli uomini ma visitato da Dio, il quale avendo conosciuto il dolore e la morte non abbandona mai l'uomo, nemmeno quando è al termine della sua vita terrena.