I principali esponenti del neorealismo
Introduzione
Il Neorealismo è una corrente letteraria nata dopo gli anni 40. Non è facile dare una definizione precisa di questo movimento letterario, soprattutto perché non possiede un manifesto culturale definito o un autore che diede inizio ad uno stile determinato. Tratta di temi come l'esistenza dell'essere umano richiamato nuovamente in chiave realistica, come ritratto della società contemporanea degli anni a cavallo la Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, esso è ben lontano dal linguaggio simbolico e romantico, riprendendo i canoni della cronaca dei fatti realmente accaduti. Dal momento in cui risulta una corrente difficile da classificare, può essere utile allora, stilare una lista di quelli che sono stati i principali esponenti di questo movimento.
Alberto Moravia
Le origini di questo movimento complesso vanno sicuramente rintracciate nelle opere di questo autore, che con il suo romanzo "Gli Indifferenti" pubblicato nel 1929, descrive con amara sagacia la decadenza della borghesia italiana durante i primi anni della guerra. Questo romanzo, così come questo autore, rappresenta il primo punto cardine di un Esistenzialismo che si stava facendo strada non solo in Italia, ma in tutta l'Europa.
Italo Calvino
Italo Calvino, con la sua opera "Il sentiero dei nidi di ragno", anche se pubblicato solo nel 1964, fu l'autore che più di tutti riuscì a definire meglio i contorni sfumati di questa corrente. Egli la definiva come, non un movimento vero e proprio, ma come un insieme di voci che si approcciavano a comunicare faccia a faccia con il lettore senza mezzi termini. Entrando pienamente in contatto con le vite drammatiche che la guerra aveva lasciato nella vita di ognuno.
Elio Vittorini
Elio Vittorini, pubblica nel 1945 un romanzo dal titolo "Uomini e no" che rappresenterà il primo romanzo della resistenza italiana. Egli ebbe un passato politicamente molto impegnato, sia come giornalista, che come attivista della resistenza antifascista. Il linguaggio dell'opera è vero, reale, ma Vittorini riesce a mantenere una sfumatura di simbolismo ermetico seppur non fine a sé stesso, ma utile alla rappresentazione della realtà.
Cesare Pavese
Cesare Pavese, tratta temi come la solitudine, l'apatia e l'impossibilità di sentirsi partecipi in un contesto come quello della Seconda Guerra Mondiale. Temi rintracciabili già nello scritto "Il carcere", ma soprattutto in "La casa in collina", pubblicato nel 1948. Il linguaggio è molto crudo rispetto agli altri autori suoi contemporanei, abbiamo la presenza di termini dialettali e delle cosiddette parole-tema, ovvero parole evocative che riassumono il rapporto complesso della realtà contemporanea (casa e collina).
Primo Levi
Uno dei più conosciuti scrittori del secolo scorso, sopravvissuto allo sterminio dei campi di concentramento. Venne deportato ad Auschwitz nel 1944, dove venne costretto ai lavori forzati. Questa esperienza lo segnò a tal punto che solo quattro anni dopo, pubblico uno dei suoi più celebri scritti: "Se questo è un uomo", in cui riviveva i più crudi e strazianti momenti della sua permanenza all'interno del Lager. Il dolore lasciatogli da questa ferita storica che lo dilaniò nel fisico e nell'animo, lo spinse al suicidio nel 1987; rendendolo uno dei più celebri autori di una corrente che, richiamando al vero, raccontava la sua sofferenza.