Guida a Le Troiane di Euripide
Introduzione
Le Troiane di Euripide sono tra le opere più rappresentative di uno dei più grandi tragediografi greci del V secolo a. C. Portando il linguaggio tragico ad una significativa evoluzione, con la capacità di penetrare con acutezza nel labirinto delle emozioni e delle angosce dei personaggi, Euripide segna definitivamente la strada verso il teatro moderno. Sul piano tematico e ideologico, rinunciando all'apporto della divinità per giustificare le azioni e le passioni degli uomini, smaschera l'aspetto più brutale e autentico della realtà umana e sociale. Nelle Troiane, o Troadi, in particolare, il tema mitologico è l'occasione per mostrare la crudele insensatezza della guerra e gli aspetti più atroci e violenti della personalità umana. Nella tragedia di Euripide la guerra di Troia, infatti, perde ogni connotazione patriottica o erpica e diventa un atto di violenza pura e semplice, visto dalla prospettiva dei vinti e in particolare delle donne e dei bambini, che sono, tra i vinti, la parte più debole. In questa guida a Le Troiane di Euripide ne esamineremo approfonditamente la trama, le tematiche e l'importanza sul piano strutturale e stilistico.
Occorrente
- Un manuale di storia della letteratura greca
- Il testo delle Troiane di Euripide
La trama
Troia è caduta e le Troiane vengono assegnate come schiave o concubine ai vincitori. Un araldo annuncia che Cassandra è toccata ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo ed Ecuba ad Odisseo. Cassandra, in preda a visioni profetiche, preannuncia le sventure che attendono lei e il suo nuovo padrone al ritorno in Grecia e il destino di lunghe peregrinazioni che attende Odisseo sulla via del ritorno ad Itaca. Su Andromaca, intanto, che piange Ettore, ucciso in guerra, si abbatte una nuova sventura: i Greci hanno deciso di scagliare giù da una rupe il figlioletto Astianatte, temendo che egli un giorno possa vendicare il padre. Ecuba ed Elena invece si scontrano a proposito delle cause della guerra di Troia: Elena, accusata di esserne il movente, si difende facendo appello al giudizio di Paride e all'intervento di Afrodite, mentre Ecuba la indica come colpevole assoluta e la richiama alle sue responsabilità. Al termine il corpicino di Astianatte viene consegnato a Ecuba per le esequie e la tragedia si chiude con l'incendio di Troia e l'addio alla città da parte delle prigioniere, che vengono condotte alle navi.
La novità nella struttura
Differentemente dai canoni della tragedia greca tradizionale, le Troiane operano un ribaltamento fondamentale: iniziano con la catastrofe, che tradizionalmente invece aveva il compito di chiudere il dramma. Quando le Troiane iniziano, infatti, tutto è stato già compiuto: la città è caduta, gli uomini che la difendevano sono stati trucidati e le donne sono ormai prigioniere. Questo conferisce alla tragedia una struttura statica, in cui l'azione è bloccata: il futuro delle donne non riserva altro che dolore e miseria, esse sono trattate alla stregua di oggetti, destinate a una schiavitù senza fine. Anche gli dei sono lontani e indifferenti e non mostrano alcun interesse verso i vinti. Questa scelta di Euripide consente di approfondire l'analisi della sofferenza e il tema della violenza su chi è sottomesso e debole. Sole e umiliate le donne devono subire l'arroganza e la crudeltà dei vincitori, che però sono destinati anch'essi alla rovina, in un circolo infinito di violenza e lutti.
La condanna della guerra e il messaggio pacifista
Le Troiane vedono la luce in un momento storico, il 415, in cui Atene stava preparando una spedizione in Sicilia, un sogno di ricchezza e potere che si sarebbe poi miseramente infranto. Poco prima gli Ateniesi avevano assalito e conquistato la piccola isola di Melo, trucidando gli uomini e vendendo come schiavi donne e bambini. Euripide quindi, rappresentando le tragiche contraddizioni della guerra di Troia, vuole lanciare ai suoi concittadini un messaggio quanto mai attuale sulla insensatezza della guerra e i suoi risvolti dolorosi e disumani. Un messaggio pacifista, probabilmente impopolare, ma profondo e intriso di drammatica forza morale. Gli eroi immortali dell'epica omerica, Agamennone, Odisseo e Menelao, assumono le sembianze di spietati e insensati aguzzini di cui viene analizzata con lucidità la violenza e la barbarie.
Il punto di vista delle donne
Euripide introduce in quest'opera un'altra innovazione straordinaria: sceglie di raccontare la violenza e la sopraffazione dal punto di vista delle donne, estranee alla cultura della violenza e della guerra. Le donne diventano dunque protagoniste collettive della tragedia e dalla loro prospettiva la violenza fredda e calcolata degli Achei, presenze grottesche e meschine a confronto delle figure femminili, risulta ancora più agghiacciante. Dietro l'apparente debolezza e abbrutimento, le donne si rivelano infatti dotate di grande forza morale, volontà di lottare e tramandare la memoria di ciò che è stato. Fondamentale a tale proposito il ruolo di Ecuba, sempre presente sulla scena: la vecchia regina di Troia rappresenta la memoria storica che deve essere trasmessa a tutte le sopravvissute perché la tramandino alle generazioni successive.
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Consigli
- Le Troiane vengono tuttora rappresentate nei teatri italiani: non perdete occasione di assistervi.
- Leggete il testo teatrale in un a buona traduzione dal greco, come quella di Ettore Romagnoli