Grazia Deledda: biografia e opere
Introduzione
Grazia Deledda (il vero nome è Maria Grazia Cosima Damiana Deledda) è stata una grande scrittrice sarda del primo Novecento, ad oggi unica donna italiana ad avere vinto il Premio Nobel per la Letteratura, la cui caratteristica, nei romanzi che ha scritto, è stata quella di raccontare la realtà sociale e culturale della sua amata/odiata terra. È considerata appartenente alla corrente verista e la sua specificità di donna sarda la rende davvero unica, nell'aver decantato il suolo natìo come mai nessun altro ha fatto. Di seguito approfondiremo la figura di Grazia Deledda: biografia e opere.
Gli inizi
Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871, quinta di sette figli: la sua famiglia appartiene alla buona borghesia. La futura scrittrice interrompe gli studi alle scuole elementari, ma non li abbandona del tutto proseguendo da autodidatta. La sua vena letteraria presto scoperta la porta a scrivere i suoi primi racconti all'età di diciassette anni; invia alla rivista femminile Ultima Moda di Roma il suo primo racconto intitolato Sangue Sardo, chiedendone la pubblicazione, e nel periodo che va dal 1888 al 1890 collabora con varie riviste soprattutto romane, ma anche sarde e milanesi.
I grandi romanzi
Il suo primo romanzo, Fior di Sardegna, esce nel 1892. Non ottiene grande successo, anche se appare qualche recensione favorevole, nonostante il suo stile non sia ancora consolidato. La strada tuttavia è quella e la Deledda decide di percorrerla con tenacia, caparbietà e passione, mossa soprattutto da uno scopo, quello di lasciare la Sardegna e di stabilirsi a Roma. Ma la Sardegna resta il suo tema principale, quello che sarà sempre presente nelle sue opere. In quello stesso anno la scrittrice perde il padre; nel 1893 inizia a collaborare con la rivista delle tradizioni popolari italiane diretta da Angelo De Gubernatis, cominciando così ad interessarsi di etnologia. De Gubernatis resterà suo amico al punto che battezzerà più avanti il suo primogenito. Pubblica, intanto, i libri Anime oneste e La via del male. Nel 1900 sposa Palmiro Madsani, conosciuto durante un soggiorno a Cagliari, e con lui corona il sogno della sua vita, stabilirsi finalmente a Roma. Nella città eterna riesce ad evadere dalla realtà della provincia sarda in cui si sentiva prigioniera e pubblica il libro Elias Portolu, contestualmente alla nascita del suo primogenito Sardus. Più avanti avrà un secondo figlio, Franz. Nel 1904 è la volta di "Cenere" mentre il periodo successivo coincide con la stagione più feconda e ricca della scrittrice che pubblica quasi un libro all'anno, tutti destinati a diventare grandi classici: Colombi e sparvieri, Canne al vento, La madre e Nostalgie.
Il Nobel per la Letteratura
Il 10 settembre 1926 è una data destinata a rimanere storica per l'Italia: a Grazia Deledda viene assegnato il premio Nobel per la Letteratura, tuttora l'unico mai vinto da una scrittrice italiana e all'epoca il secondo, dopo quello assegnato a Giosuè Carducci, per gli scrittori italiani. Gli ultimi romanzi della grande autrice sarda sono La Chiesa della solitudine e Cosima, quasi Grazia, un romanzo del tutto autobiografico. Grazia Deledda, geniale e cruda scrittrice, muore a Roma nell'agosto del 1936, oggi le sue spoglie sono ritornate nella sua terra natale, sempre presente nei suoi romanzi, e riposano nella sua città, Nuoro.