Grammatica latina: la proposizione finale
Introduzione
L'alfabeto latino è stato preso in prestito in tempi molto presto da un alfabeto greco (anche se non da quello più familiare a noi) e non in un primo momento contiene le lettere G e Y . Consisteva solo di lettere maiuscole e le lettere minuscole con cui abbiamo familiarità non entrarono in uso generale fino alla fine dell'VIII secolo d.C. I nomi latini delle consonanti erano i seguenti: B , be (pronunciato bay ); C , ce (pronunciato kay ); D , de ( giorno ); F , ef ; G , ge ( gay ); H , ha ; K , ka ; L , el ; M , em ; N , en; P , pe( paga ); Q , qu ( koo ); R , er ; S , es ; T , t ( tay ); X , ix ; Z , zeta (il nome greco, pronunciato dzayta ). Ecco dunque la proposizione finale nella grammatica latina.
Occorrente
- Pc
- Internet
- libri di grammatica lati
Il suono
Il suono di ciascuna vocale è stato utilizzato come nome.
un. Il carattereC originariamente significava G, un valore sempre mantenuta nella abbreviazioniC. (per Gaio ) eCn. (per Gnaeus ). All'inizio del latino C venne usato anche per K in poche parole, e K scomparve tranne prima di a in poche parole, come Kal . ( Kalendae ), Karth?g? . Così non vi era alcuna distinzione per iscritto tra i suoni di G e K . Dopo questo difetto è stato risolto formando (da C ) il nuovo carattere G. Questo ha preso il posto alfabetico precedentemente occupato da Z , che era andato in disuso. Ai tempi di Cicerone (vedi ND 2.93 ), Y (originariamente una forma di V) e Z furono introdotti dall'alfabeto greco ordinario per rappresentare suoni in parole derivate dal greco, e furono messi alla fine dell'alfabeto latino.
b. I e V erano usati sia come vocali che come consonanti (vedere § 5 ). In questa grammatica, I è usato sia per vocale che per consonante i , U per vocale u e V per consonante u : i?s , vir , iuvenis .
La frase
V originariamente denotava il suono vocale u ( oo ), e F stava per il suono della nostra consonante w . Quando F ha acquisito il valore della nostra f , V è stato usato per il suono di w così come per la vocale. Nello studio della grammatica latina, come in quella italiana, che da essa deriva, si debbono affrontare particolari aspetti della frase come le proposizioni. Esse possono essere di vario genere, ma qui ci concentreremo principalmente sulla proposizione finale. Questa ha la stessa funzione che ritroviamo nella lingua italiana, e altro non è che quella parte di frase che indica il fine dell'azione presente nella proposizione reggente. Quando utilizziamo una proposizione finale in italiano la colleghiamo alla proposizione reggente tramite parole del tipo "perché" "affinché" alle quali si fa seguire un verbo con coniugazione congiuntiva, oppure la parola "per" seguita da un verbo coniugato all'infinito. Nella lingua latina invece le parole che rendono la proposizione finale sono "ut" e "ne". Si usa li primo quando la frase finale è di tipo affermativo, mentre si usa "ne" quando questa è di tipo negativo. Le coniugazioni del verbo che segue possono essere esclusivamente congiuntivi, al presente o all'imperfetto, a seconda del verbo della frase reggente che può avere un tempo principale o tempo storico.
La proposizione
Esistono, poi, altri modi per esprimere una proposizione finale in latino che possono essere riassunti nel seguente modo: con i pronomi " qui, quae, quod" seguiti dal congiuntivo presente o imperfetto; con "causa o gratia" se preceduti da un gerundio al caso genitivo; con il gerundivo in caso dativo, ma solo se ci sono aggettivi che esprimono utilità; raramente con il participio, futuro o presente, del verbo; e sempre raramente con la particella ob e l'accusativo del gerundivo. Per concludere possiamo dire che, anche se sembra piuttosto complicato, con un po' di esercizio l'apprendimento della proposizione finale latina non dovrebbe creare particolari problemi. Molto utili anche alcuni siti per potersi esercitare online. Spiegando meglio questo passaggio possiamo dire che, se nella frase reggente viene usato un verbo con tempo principale, allora nella proposizione finale si userà ut (o ne se è di tipo negativo) seguito da un congiuntivo presente; se, invece, nella frase reggente si usa un verbo con tempo storico, allora il verbo usato nella proposizione finale sarà un congiuntivo coniugato all'imperfetto.
La variante
Esiste, poi, una variante alle particelle ut e ne: si tratta della particella "quo" che in italiano potrebbe essere tradotta con l'espressione "affinché con ciò", usata soprattutto in presenza di una voce comparativa nella proposizione subordinata. Per quanto riguarda le proposizioni finali va ricordato, infine, che, quando nella frase è presente una proposizione finale seguita da un'altra proposizione finale negativa, quest'ultima deve essere coordinata alla precedente tramite la particella neve, neu e non, nel caso la prima delle due proposizioni sia negativa, mentre si usano le particelle neque e nec, nel caso questa sia affermativa.
Guarda il video
Consigli
- Fare esercizi con diverse frasi e traduzioni