Grammatica latina: la formazione dell'avverbio
Introduzione
La stragrande maggioranza delle lingue parlate in Europa, e successivamente diffuse nel mondo, sono lingue dette neolatine, perché derivanti dalla lingua latina, cioè quei linguaggi utilizzati dai primi italici e dai romani al tempo dell'impero, ma anche in seguito. Questa lingua rimase in vigore per molto tempo, soprattutto in Italia, paese in cui resistette fino a che il "Volgare" non prese il sopravvento. Al giorno d'oggi, il latino viene ancora studiato da molti alunni delle scuole superiori, in genere col fine di far conoscere l'origine di molte parole presenti ai giorni nostri, e le scuole in cui si studia sono principalmente i Licei, tra cui il classico, lo scientifico e quello di scienze umane, ma questa lingua è spesso integrata con dei corsi anche al Liceo linguistico. Come in tutte le lingue, anche la grammatica è presente nella lingua latina, e ora andremo a vedere come avviene la formazione dell'avverbio.
Occorrente
- Libro di Grammatica Latina
- Quaderno
Le basi
Innanzitutto bisogna avere comunque una piccola base di studio di latino. Fatta questa premessa, gli avverbi si formano dagli aggettivi aggiungendo al genitivo senza la terminazione, i vari suffissi che sono: "e", "er", e "iter".
Il comparativo dell'avverbio di solito coincide con il comparativo neutro dell'aggettivo, nella parola si crea come finale "ius". Mentre invece il superlativo dell'avverbio si forma con la terminazione "e" che sostituisce "i" del genitivo singolare dell'aggettivo superlativo. È possibile visionare anche una lezione di latino cliccando sul link in fondo alla guida. Passiamo alla seconda parte della guida.
La composizione
In italiano, gli avverbi si formano solitamente aggiungendo "mente" alla fine di un aggettivo; in latino, invece, il modo in cui si forma un avverbio dipende dal tipo di aggettivo da cui esso è formato. Gli avverbi sono formati dal primo e dal secondo aggettivo di declinazione, aggiungendo "e" alla radice.
Ad esempio, malus, mala, malum (male) diventa "male" (male); e pio, pia, pium (pio) diventa "pie".
Gli avverbi in lingua latina sono formati da aggettivi di terza declinazione, aggiungendo il suffisso "iter" alla radice. Ad esempio, fortis (forte) si trasforma in "fortiter" (fortemente); celer, celeris (celere) diventa "celeriter" (rapidamente).
I tipi di avverbi
Abbiamo diversi tipi di avverbi: avverbi di modo, di tempo, di quantità, e di luogo.
Gli avverbi di modo servono a determinare la qualità dell'azione, la maggiore parte sono tutti di derivazione aggettivale.
Gli avverbi di quantità servono a determinare la quantità e sono usati correlativamente. Bisogna fare sempre attenzione al finale della parola.
Gli avverbi di luogo servono ad indicare dove essa avviene, il luogo da cui si arriva. La maggior parte di questi avverbi derivano da pronomi. Mentre invece gli avverbi di tempo servono ad indicare un'azione di tempo, indicando quando si verifica e la durata. Nonostante tutto, di solito il superlativo degli avverbi esce sempre in "e"; nel caso in cui negli avverbi derivati dagli aggettivi, la parte finale "e" si sostituisce in "us".
Le formazioni regolari
In latino, alcuni avverbi si formano aggiungendo una desinenza ad un aggettivo. Per gli aggettivi di prima e seconda declinazione, una "e" lungo sostituisce la fine di ogni parola. Agli aggettivi della terza declinazione viene invece aggiunto il suffisso "ter"; ad esempio, la forma dell'avverbio dell'aggettivo fortis (coraggioso) è fortiter. In casi particolari, il neutro accusativo di alcuni aggettivi corrisponde all'avverbio; ad esempio, multum (molti) diventa multum (tanti) come avverbio. La formazione di altri avverbi è più complicata ed è necessario tenere a portata di mano il libro di grammatica latina.