Grammatica latina: il doppio accusativo
Introduzione
La lingua italiana deriva dalla lingua latina che venne parlata dal tempo dell'Antica Roma fino al Medioevo e poi ancora dai dotti fino al 1700/1800. Altre lingue che derivano direttamente dal latino sono lo spagnolo, l'inglese, il rumeno e le altre lingue romanze. Forti influenze della lingua latina le ritroviamo anche nell'inglese, nel tedesco e nelle altre lingue germaniche (olandese, danese, norvegese eccetera) e persino nel russo e nelle lingue slave.
All'interno di questa guida, analizzeremo spiegando passo per passo, nel modo più elementare possibile, in cosa consiste, nella grammatica latina, il doppio accusativo.
La grammatica latina
La grammatica latina non è una semplice: essa è costituita da varie tipologie di periodi e frasi che assumono significati differenti da quelli che oggi noi utilizziamo. Molti costrutti latini, sebbene sembrino simili a quelli della nostra grammatica italiana, si discostano del tutto dalla loro vera essenza. Soprattutto per gli studenti, imparare la grammatica latina è una questione complicata. Tuttavia capire i meccanismi delle lingue del passato, ci aiuta molto anche ad esercitare il nostro cervello, a renderlo più connesso, più attivo. Dunque è necessario conoscere il latino a prescindere se siete studenti o meno. Ricorrete ai libri di grammatica latina e poi servitevi di queste poche righe per avere ulteriori chiarimenti in merito.
La declinazione in casi nella lingua latina
Com'è noto, nella lingua latina esistono le declinazioni dei sostantivi nei vari casi. Una parola (sostantivo, aggettivo o pronome), cioè, avrà una desinenza finale variabile a seconda che la stessa sia utilizzata all'interno della frase come soggetto (caso: nominativo), complemento di specificazione (genitivo), complemento di termine (dativo), complemento oggetto (accusativo), complemento di vocazione (vocativo) o altri complementi vari (ablativo, eventualmente preceduto da preposizioni).
L'accusativo
L'accusativo è uno dei sei casi sopra elencati. È uno degli elementi più complessi, poiché è costitutivo di molte costruzioni sintattiche particolari, oltre ad avere molteplici significati in base alle preposizioni ad esso associate e al tipo di complemento che si vuole esprimere. Ogni tipologia di predicato prevede un suo ruolo differente; ha funzione di accusativo "esterno" quando fa riferimento ai verbi affettivi, verbi di moto e verbi di sensazione; ha la connotazione di accusativo "dell'oggetto interno" quando il verbo e il complemento oggetto posseggono la stessa radice (es. Pugnare pugnam = combattere una battaglia), mentre, quando è associato a verbi completamente impersonali, è spesso accompagnato dal genitivo ed assume il significato di "chi compie l'azione".
Il doppio accusativo
Uno di questi significati particolari è contenuto anche nel costrutto del doppio accusativo; esistono due differenti tipologie di quest'ultimo: quello del complemento oggetto e del predicativo dell'oggetto, e quello della persona e dell'oggetto.
Il doppio accusativo nei verbi affettivi, appellativi ed estimativi
Un primo modo di utilizzo del doppio accusativo è caratteristico dei verbi affettivi, appellativi ed estimativi, ad esempio: "Certiorem aliquid facere" (in italiano diremmo "Informare qualcuno di qualcosa", quindi useremmo un accusativo ed un genitivo oppure "dire qualcosa a qualcuno", quindi un accusativo ed un dativo, però in altre lingue moderne rimane il costrutto del doppio accusativo, pensiamo all'inglese: "tell someone something"),.
Il doppio accusativo nei verbi rogandi ed altri
il secondo, invece, è sostenuto dai verbi "doceo", "edoceo", "celo", "peto" e dai verbi rogandi (posco, rogo ecc.); ad esempio, si avrà un'espressione del tipo "edoceo aliquid aliquem" (Insegno qualcosa a qualcuno). Anche qui, se pensiamo all'inglese, ritroviamo costruzioni simili anche in una lingua moderna: to teach someone something.
La doppia costruzione dei verbi rogandi
Infine, è importante sapere che i verbi rogandi, pur sostenendo la regola del doppio accusativo, possono, in determinati casi, prediligere la formulazione con il "de + ablativo", pur mantenendo lo stesso significato. Il medesimo ragionamento va applicato a "doceo" e "celo", mentre "peto", in alcuni casi, predilige la formula a/ab (o e/ex) + ablativo.
Anche qui viene subito in mente l'analogia con l'inglese, in cui posso dire: to teach someone something, oppure (scambiando l'ordine) to teach something to someone.
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