Confronto tra Don Abbondio e Fra Cristoforo
Introduzione
Don Abbondio e Fra Cristoforo sono due dei principali protagonisti del romanzo "I Promessi Sposi", e dalla loro antitesi e confronto lo stesso romanzo trae linfa ed intreccio. Sono entrambi personaggi di chiesa, ma fin dai primi quattro capitoli de "I Promessi Sposi", ne possiamo leggere chiare e lampanti le differenze, non solo caratteriali.
Occorrente
- il confronto tra i due personaggi richiederebbe un maggiore sforzo di approfondimento, e soprattutto una lettura molto attenta del romanzo. Manzoni non lascia assolutamente nulla al caso, nessuna parola, nessuna vicenda.
Il pavido Don Abbondio
La capacità descrittiva del Manzoni riesce in poche frasi a farci capire chi sia Don Abbondio fin dall'inizio del romanzo; frasi come ad esempio "Don Abbondio non era nato con un cuor di leone", o come "... Un vaso di terracotta, costretto a viaggiare con molti vasi di ferro...". Don Abbondio, che è il curato di un piccolo paesino nelle vicinanze di Lecco, non ha una vera vocazione al sacerdozio, è stata piuttosto la sua famiglia di umili origini a spingerlo in quella direzione, che lui veste con dimestichezza per garantirsi una vita con qualche agio, ma soprattutto incline alla tranquillità (che cerca di definire come intelligente prudenza ed attaccamento alla vita).
L'ardente Fra Cristoforo
Fra Cristoforo è un cappuccino al convento di Pescarenico, e fin dall'inizio si pone nella vicenda come personaggio non di secondo piano, forte della sua umiltà, del suo coraggio e della sua vita, tutta al servizio dei bisognosi di aiuto. La sua vocazione è vera e proviene dalla sincera volontà di adoperarsi per gli altri: sebbene istruito, figlio di un mercante e forte della sua appartenenza ad un Ordine, non usa la condizione per farsi strada, ma solo per ottenere giustizia, esponendosi in prima persona. L'ardore di Fra Cristoforo risalta nella frase che descrive i suoi occhi, palesandoli come due "cavalli imbizzarriti".
Due personalità opposte
Don Abbondio, curato di un paesino vicino Lecco, si dimostra fin da subito una persona abitudinaria che cerca di scansare gli ostacoli, diventando anche una persona egoista. La sua caratteristica più evidente emerge nelle sue scelte; infatti ogni sua decisione è data dalla paura. Lo stesso fatto di diventare frate è stato dettato dalla paura della vita. Infatti, convertendosi, Don Abbondio si inserisce in una classe sociale agiata e protetta; quindi la sua non fu una vera vocazione, ma una scelta di comodità. Diverso è fra Cristoforo, cappuccino al convento di Pescarenico. Si dimostra una persona umile, che si prende cura di tutti, che si adopera per gli altri per amore e che è sollecito verso gli umili. La sua scelta religiosa fu dettata dall'amore verso il prossimo e dalla fede. I caratteri dei due frati si contrappongono nelle loro caratteristiche: don Abbondio che per paura si schiera dalla parte degli oppressori; e Fra Cristoforo che per trionfo della giustizia interviene subito non avendo paura dei prepotenti. Anche il Manzoni volendo mettere in risalto alcune caratteristiche dei due frati, inserisce nel testo delle metafore come: "Don Abbondio non era nato con un cuor di leone" oppure "Come un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro"; questo riguardo Don Abbondio. Per il carattere di Fra Cristoforo il Manzoni usa delle similitudini riguardanti gli occhi: "che sembravano come due cavalli imbizzarriti". Questi due personaggi rappresentano i due modi opposti di intendere la vita consacrata: piccoli pregi e comodità per Don Abbondio, umiliazione e sacrificio per Fra Cristoforo.
Consigli
- concentratevi e segnate nei primi capitoli ogni aggettivo che identifichi le due figure. da soli basteranno a darvi segno della differenza!