Come leggere il distico elegiaco

Tramite: O2O 07/11/2017
Difficoltà:media
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Introduzione

Il distico elegiaco è tra le forme metriche più importanti della poesia classica. Come suggerisce il nome, veniva impiegato soprattutto dai poeti elegiaci e dagli epigrammisti. Conoscere il distico elegiaco significa avere accesso a un'ampia fetta della poesia greca e latina. Dopo questa breve introduzione, vediamo come leggere il distico elegiaco.

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La struttura

La struttura del distico elegiaco è molto semplice. La parola "distico" significa letteralmente "doppio verso". L'unità metrica del distico elegiaco è infatti composta da due versi distinti: un esametro e un pentametro. Per imparare a leggere il distico elegiaco, è dunque necessario saper leggere entrambe le forme metriche.

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I termini base

Prima di spiegare l'esametro e il pentametro, è bene chiarire i termini base della metrica classica. Il "piede" è l'unità metrica di base. Ogni piede è composto da due parti: "arsi", cioè la vocale dove cade l'accento, e "tesi", cioè la vocale non accentata. Più piedi formano un verso. Esistono vari tipi di piede: un "dattilo" è composto da una vocale lunga seguita da due brevi; uno "spondeo" è formato da due vocali lunghe; un "trocheo" è dato da una vocale lunga e una breve. Si ricordi che l'accento cade sempre sulla prima vocale lunga, mai sulla breve. La "cesura" è una sorta di pausa che taglia il verso; le parti in cui un verso viene tagliato si chiamano "emistichi". Il pentametro e (quasi sempre) l'esametro vengono tagliati a metà: in questo caso, la cesura assume il nome di "pentemimere" o "semiquinaria".

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L'esametro

Come ci suggerisce il nome, l'esametro è composto da sei piedi. Teoricamente, si tratta di cinque dattili più uno spondeo o un trocheo finale. In realtà, i primi quattro dattili possono essere sostituiti con degli spondei, in base al gusto del poeta; il quinto piede, invece, è quasi sempre un dattilo. Il trocheo o lo spondeo in finale di verso è invece una costante, quindi l'ultima vocale dell'esametro non è mai accentata. Solitamente, la cesura dell'esametro è una pentemimere, quindi cade subito dopo la terza arsi del terzo piede dividendo il verso a metà (3+3); ne consegue che la prima vocale dopo la cesura non è mai accentata.

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Il pentametro

Il pentametro ha una struttura molto più semplice rispetto all'esametro. Nonostante il nome, è anch'esso composto da sei piedi e il verso risulta sempre perfettamente diviso a metà da una cesura pentemimere (3+3). Il primo emistichio corrisponde di fatto all'emistichio pentemimere di un esametro: due dattili o due spondei, più l'arsi del terzo piede. Il secondo emistichio, invece, presenta sempre due dattili, più l'arsi finale dell'ultimo piede. Quindi, a differenza dell'esametro, nel secondo emistichio la prima e l'ultima vocale risultano sempre accentate.

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