I Motori hanno permesso all'Uomo di svolgere i lavori senza ricorrere alla forza propria o a quella degli animali: il primo vero motore fu la "Macchina a vapore", inventata da James Watt in Gran Bretagna (seconda metà del 1700), invenzione che permise i grandi progressi della Prima Rivoluzione Industriale che modificarono profondamente la civiltà.
Il Motore con la emme maiuscola è considerato però il "Motore a scoppio"che, inventato verso la fine del 1800, sfrutta la forza prodotta dall'esplosione (scoppio appunto) di sostanze particolari come polvere pirica o gas.
Se per la macchina a vapore, si parla con chiarezza di un inventore preciso, cioè l'inglese James Watt, per il motore a scoppio si hanno più "padri" fondatori.
Il merito dell'invenzione del motore a scoppio è da attribuirsi infatti a diversi "inventori" che, in varia misura, contribuirono al suo sviluppo fra il 1843 e il 1876: gli italiani Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, il francese Beau de Rochas e l'ingegnere tedesco Nikolaus Otto (1832-1891).
Quest'ultimo è considerato il vero e proprio padre, perché il suo merito fu di iniziarne la produzione industriale. Ancora oggi, comunque, si parla in suo onore del "Ciclo Otto" per indicare il processo di combustione con accensione a candela dei motori delle auto o moto.
Per chiarire bene la sua importanza, bisogna ricordare che i motori a 4 o a 2 tempi delle nostre auto a benzina e delle motociclette seguono ancora il funzionamento descritto da Nikolaus August Otto, intorno al 1870 in Germania.
Ma in pratica, come può essere definito il "motore a scoppio"?
Il motore a scoppio è una macchina capace di trasformare in energia meccanica (movimento) l'energia termica (calore) che si produce con la combustione (bruciando) una particolare sostanza, come per esempio la benzina, in una "camera" più o meno grossa che è parte stessa del motore (da cui il nome di "combustione interna").
Ecco allora come funziona il motore a scoppio.