Come Fare La Lettura Metrica Dell'Esametro Latino
Introduzione
Nella letteratura latina, ma anche nella poesia e nella satira, la forma metrica più utilizzata è quella dell'esametro, tanto che questo tipo di verso può essere considerato, come il saturnio, il verso cardine del latino, e con esso sono state scritte le maggiori opere di questa letteratura, come l'Eneide, o anche le Satire di Orazio e il De Rerum Natura di Lucrezio. In questa breve guida cercheremo di spiegare, nella maniera più semplice possibile, come fare la lettura metrica dell'esametro latino, cosa essenziale per leggere dei versi a scuola o all'Università senza incorrere in quegli errori di pronuncia che tanto fanno indiavolare i docenti. Assieme alla lettura, se possibile, è bene avvalersi, come in tutte le lingue, dei dispositivi audio, in modo da poter leggere correttamente senza affidarsi soltanto sui segni grafici ma anche sulla memoria uditiva.
Occorrente
- Un buon dizionario di latino
- audio letture
Gli accenti in latino
La parola esametro deriva dal greco ex (sei) metron (piede) e rimanda quindi a una struttura composta di sei dattili, anche se, se si vuole essere precisi, in realtà i dattili sono cinque più un piede finale formato da due sillabe la prima delle quali è sempre lunga mentre la seconda può essere lunga o breve. La struttura dell'esametro alterna una vocale lunga e due brevi (l'accento cade naturalmente sulla lunga), a questo proposito è doveroso ricordare che in latino ogni vocale, al contrario che in italiano, può avere due accenti, uno lungo, ovvero una sorta di simbolo del meno matematico (-) posto però sopra la vocale, e uno breve, simile al nostro accento aperto, quello che si usa per la è verbo per intendersi. Al posto delle due brevi è possibile trovare un'unica lunga che non viene accentata in quanto sostituisce le due brevi. Di seguito un esempio: "candida per silvam primaevo flore iuventus" che leggeremo in questo modo: "càndida pèr silvàm, primèvo flòre iuvèntus". In questo esempio gli accenti usati sono quelli gravi, ovvero quelli che vanno dall'alto verso il basso in italiano e sono apposti per facilitare la lettura quando non si è provvisti di audio.
Le vocali lunghe e quelle brevi in latino
Per sapere come distinguere la lettura delle vocali latine occorre innanzitutto sapere che esistono una serie di regole utili per identificare quali vocali sono lunghe e quali brevi: i dittonghi, cioè le due vocali attaccate che formano una sola sillaba, sono sempre lunghi; una vocale breve, se seguita da due o più consonanti o da una consonante doppia, diventa lunga "per posizione"; "i" e "o" finali sono generalmente lunghe, salvo qualche eccezione; la "u" finale è sempre lunga; le enclitiche ("-que", "-ne", "-ve") sono sempre brevi. Queste regole, che possono sembrare molto difficoltose, sono in realtà semplice e intuibili una volta che si è presa dimestichezza con il testo, questo perché il latino può contare su leggi grafiche e anche fonologiche abbastanza chiare e ben stabilite. Con la lettura, l'ascolto e l'utilizzo sempre più frequente di queste regole sarà un gioco da ragazzi assimilarle.
La metrica in latino
La letteratura è basata sull'alternanza di sillabe con o senza accento oltre che sul ritmo, quella latina sulla quantità delle vocali ed è importantissimo, nella lettura metrica, ovvero nel leggere in versi, distinguere tra le lunghe e le brevi. Infatti il numero di sillabe dell'esametro latino dipende proprio da questo. La lettura metrica altera il ritmo della parola: se per esempio si legge normalmente "Aenea" con l'accento sulla seconda sillaba in lettura metrica questo può cadere ad esempio sul primo dittongo. In pratica si tratta di libertà e licenze poetiche essenziali per poter rendere più musicale la lingua in modo da poter essere recitata o anche esposta in teatro, cosa che i romani facevano spesso essendo amanti di questa fonte di intrattenimento.Si dice breve una sillaba che contiene una vocale breve, si dice lunga una sillaba che contiene una vocale lunga o un dittongo, si dice ancipite una sillaba che può essere sia breve che lunga. Con la pratica diverrà semplice saperle individuare e man mano che si legge o si ascolta l'accento cadrà proprio dove rende il verso più musicale.
L'aferesi, lo Iato, la dieresi
Oltre alle regole appena descritte è bene consocere, osservare e saper riconoscere questi piccoli fenomeni linguistici, alcuni dei quali sono presenti anche in italiano, ovvero la "Sinalefe", "l'Aferesi", lo "Iato", la "Sinizesi" e la "Dieresi". Si ha la Sinalefe quando una sillaba finale terminante in "-m" si fonde con la sillaba successiva come nella frase "qui numquam amavit diventa qui numquAMavit.
L' Aferesi avviene invece quando la vocale iniziale di "es" o "est" si fonde con la parola precedente, se questa termina in vocale o "-m" come nella frase "aratro est diventa aratrEst.
Lo Iato, semplicemente, avviene quando per motivi metrici non si ha Sinalefe. La Dieresi, infine, avviene quando due vocali appartenenti a un dittongo vengono considerate separate, sciogliendo quindi il legame della sillaba e leggendole in maniera disgiunta e non congiunta ignorando in questo modo le regole di lettura fonologica dei dittonghi latini. Poena va infatti letto come pena, perché il dittongo ae si legge e, ma se si sdoppia la pronuncia, creando una specie di iato, la lettura sarà proprio POENA, evidenziando ogni singola vocale.
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Consigli
- Esercitarsi in due o più persone
- ascoltare le audio letture in latino