La prospettiva accidentale è stata introdotta dal grande Brunelleschi, nella pittura del Quattrocento italiano, e ha cambiato radicalmente il modo di rappresentare la realtà e con essa la percezione vera e propria del mondo che ci circonda. Se osserviamo la natura o un paesaggio urbano, ci possiamo accorgere che difficilmente gli oggetti hanno un lato parallelo al piano di proiezione. La prospettiva aiuta appunto l?artista a regolare questa disposizione ?accidentale? degli oggetti, a far in modo quindi che il piano prospettico non sia parallelo alla parete frontale. Al giorno d'oggi, i metodi di rappresentazione sono classificati in proiezioni parallele o cilindriche e proiezioni ortogonali o coniche. Nelle proiezioni parallele il centro di proiezione è situato all'infinito, ovvero i raggi proiettanti sono tutti paralleli fra loro. Fanno parte di questo gruppo, quindi, le proiezioni ortogonali, come quelle utilizzate nel metodo del Monge, e le assonometrie, siano esse oblique o ortogonali. Se il centro di proiezione è posizionato a distanza finita, parleremo di proiezioni prospettiche: qualora il quadro sia posto parallelamente ad uno dei lati principali da rappresentare, la prospettiva sarà frontale, con un unico punto di fuga, se invece il quadro è obliquo, la definiremo prospettiva accidentale. Quest'ultima, come possiamo dedurre, consta di almeno due punti di fuga posti a distanza finita. Nella prospettiva accidentale, a differenza di quella centrale, le linee convergono verso i punti focali laterali. Vediamo ora come eseguire una prospettiva accidentale di un cubo.