Come coniugare i verbi deponenti in Latino
Introduzione
Spesso, per chi studia la lingua latina, sarà capitato di incontrare sul suo cammino i verbi deponenti e di avere difficoltà a riconoscerli o semplicemente a tradurli nel temibili versioni. Ma che cosa sono? Semplicemente sono quei verbi che, anche se hanno la forma passiva, hanno un significato attivo. Infatti, mentre in italiano i verbi sono o di forma attiva (es. Io lodo) o di forma passiva (es. Io sono lodato), in latino esistono anche verbi di forma passiva, ma con significato attivo: questi sono i verbi deponenti. I grammatici li hanno chiamati così pensando erroneamente che essi avessero "deposto" e quindi perduto la forma attiva, conservandone però il significato. In realtà questi verbi hanno sempre avuto una forma passiva ed un significato attivo. Ad esempio "hortatur" e "hortatus est", nonostante la forma passiva, corrispondono in italiano a "egli esorta" ed "egli esortò", e non a "io sono esortato" ed "io fui esortato". Derivano infatti dal verbo deponente "hortor" (=io esorto). Quindi i verbi deponenti in latino, sono quei verbi che generalmente hanno una forma passiva, ma un significato attivo. Vediamo allora insieme come coniugare i verbi deponenti in Latino, senza avere nessun timore.
Occorrente
- Un ottimo dizionario di latino
- Una tabella con le coniugazioni attive, passive e deponenti
I verbi transitivi e intransitivi
Come i verbi attivi, anche i deponenti possono essere sia transitivi (ed essere seguiti quindi da un complemento oggetto in accusativo), che intransitivi. Amicos meos hortor = Esorto i miei amici (hortor è un verbo deponente transitivo seguito da amicos che è complemento oggetto in accusativo). Cum amicis meis proficiscor = Parto con i miei amici (proficiscor è verbo deponente intransitivo e non è seguito da complemento diretto). Naturalmente, a differenza dei verbi transitivi attivi, i verbi deponenti non consentono di trasformare la frase dall'attivo al passivo. Quindi non potrò dire: io sono esortato dai miei amici, in latino, utilizzando il verbo hortor.
Le coniugazioni
Come gli altri verbi, anche quelli deponenti si raggruppano in quattro coniugazioni, più la coniugazione mista. Come per i verbi di forma attiva, le coniugazioni si distinguono in base alla terminazione dell'infinito presente. L'infinito dei verbi di I coniugazione termina in -ari (ad esempio hortari = esortare), quello dei verbi di II coniugazione termina in -eri (ad esempio vereri = temere), quello dei verbi di III coniugazione termina in -i (ad esempio sequi = seguire) e quello dei verbi di IV coniugazione in -iri (ad esempio largiri = donare). Altri verbi sono: miror, -aris, miratus sum, mirari (ammirare); reor, reris, ratus sum, reri (pensare); loquor, -eris, locutus sum, loqui (parlare); blandior, -iris, blanditus sum, blandiri (accarezzare). I verbi di coniugazione mista terminano in -i, come ad esempio pati, cioè soffrire.
Il paradigma
Il paradigma di un verbo deponente, registrato dal vocabolario, è costituito da: - I e II persona singolari del presente indicativo- I persona singolare del perfetto indicativo- infinito presente. Esempio: hortor, hortaris, hortatus sum, hortari vereor, vereris, veritus sum, vereri patior, pateris, passus sum, pati. Il paradigma contiene dunque i due temi fondamentali per la coniugazione del verbo: quello del presente e quello del supino (rispetto a quello dei verbi attivi manca, infatti, il tema del perfetto). Il tema del presente si ottiene togliendo la desinenza -or alla I persona del presente indicativo (es. Hortor: tema del presente = hort-). Il tema del supino si ottiene togliendo la terminazione -us dal participio perfetto (es. Hortatus sum: tema del perfetto = hortat-).
.
I tempi e i modi verbali
Quando conosciamo il paradigma del verbo possiamo coniugarlo in tutti i suoi tempi e modi: ci serviremo del tema del presente per formare il presente e l'imperfetto indicativo e congiuntivo, il futuro semplice e l'imperativo tra i modi finiti. Per i modi indefiniti formiamo dal tema del presente il participio presente, il gerundio, il gerundivo e l'infinito presente. Il tema del supino servirà invece a formare perfetto e piuccheperfetto (indicativo e congiuntivo) e futuro anteriore tra i modi finiti e tra gli indefiniti il participio perfetto e futuro, l'infinito perfetto e futuro. La coniugazione di un verbo deponente nei tempi dei modi finiti è del tutto identica a quella passiva di un verbo transitivo attivo.
Le similitudini con i verbi attivi
I verbi deponenti possiedono, come i verbi attivi, anche i participi presente, perfetto e futuro che presentano le seguenti caratteristiche. 1) Il participio presente si forma dal tema del presente ed ha le stesse terminazioni dei verbi attivi: ha quindi sia forma che significato attivi. Ad esempio il participio presente del verbo hortor è hortans, antis e significherà: "che esorta o esortando o esortante". 2) Il participio perfetto invece, che si forma dal tema del supino, ha forma passiva ma significato attivo ad esempio il part. Perfetto di hortor è hortatus che ha il significato di "che ha esortato, o avendo esortato". 3) Il participio futuro, che si ottiene dl tema del supino, ha forma e significato attivi. Dunque "hortaturus, a, um" significa: che sta per esortare o che ha intenzione di esortare. Inoltre, il participio perfetto nella coniugazione deponente esiste anche per i verbi intransitivi ed ha sempre valore attivo. Alcuni di questi verbi sono: utor (uso), fruor (godere).
L'infinito
Come i verbi attivi anche i deponenti hanno l'infinito presente, perfetto e futuro. L'infinito presente, che compare come ultima voce del paradigma, ha la forma passiva ma significato attivo. L'infinito perfetto, formato dal participio perfetto in accusativo più esse (hortatum, am, um esse), ha forma passiva ma significato attivo. L'infinito futuro, che si forma dal participio futuro all'accusativo più esse (hortaturum, am, um esse) ha, oltre che significato attivo, anche la forma attiva.
I semideponenti
Inoltre, in latino esistono anche i verbi semideponenti che hanno una forma attiva nel presente e nei tempi derivati, mentre hanno la forma passiva con significato attivo nel perfetto e nei tempi derivati. Alcuni di questi verbi sono: audeo, -es, ausus sum, audere , cioè osare; gaudeo, -es, gevisus sum, gaudere, cioè godere; soleo, -es, solitus sum, solere, cioè essere solito; e fido, -is, fisus sum, fidere, cioè fidarsi.
Le particolarità
I verbi deponenti, come anche altri verbi, però hanno delle particolarità. Infatti, ci sono alcuni verbi il cui participio perfetto ha valore passivo. Questi sono: adipiscor, comitor, experior, meditor, paciscor, partior e populor. Inoltre, vi sono alcuni verbi deponenti e semideponenti il cui participio ha valore di presente. Questi sono: arbitror, confido, diffido, gaudeo, reor, seguor, utor, vereor. Per esempio: Senem potum pota anus trahebat, cioè una vecchia brilla guidava un vecchio ubriaco. Mentre, per i verbi semideponenti, le particolarità sono: audeo, gaudeo, soleo, fido, confido, diffido, il sui participio perfetto ha valore di presente. Un esempio: Ingenio meo fido, cioè confido nel mio ingegno.
Guarda il video
Consigli
- Prima di affrontare lo studio dei deponenti, ripassa la forma passiva del verbo e concentrati poi solo sulle caratteristiche della coniugazione deponente.