Negli anni a seguire ci fu una rinascita della città. La riscossione dei tributi venne affidata nuovamente alla città anziché ai baroni. Le figure della borghesia nascente (notai, mercanti, giudici) giurarono fedeltà, la giustizia veniva finalmente amministrata in modo equo verso tutte le classi.
Tuttavia lentamente Cola cambio atteggiamento, in lui si insinuarono il delirio, la paura e forse la malattia mentale. Si proclamò cavaliere e fece arrestare diversi nobili che lo avevano appoggiato, divenne un tiranno amante del lusso e della gola e gradualmente fu abbandonato da tutti. I baroni poterono così rialzare la testa con facilità, tanto da metterlo in fuga prima in Boemia e poi ad Avignone. Qui il Papa gli diede nuovamente il suo appoggio, e potè così tornare a Roma per un ultimo colpo di coda. Fu accolto bene al suo ritorno, ma ben presto le cose peggiorarono, la sua abile oratoria era rimasta, ma lui ormai era definito un grasso ubriacone incapace a gestire la città. Così gli rivoltarono contro i suoi stessi soldati seguiti dal popolo stesso. Tentò una ultima arringa, ma il popolo non rispose, e durante una roccambolescda fuga si travestì da mendicante, ma fu riconosiuto, linciato e il cadavere fu lasciato esposto per due giorni primad i essere cremato. Un anonimo dell?epoca scrisse: «Era grasso. Per la moita grassezza da sé ardeva volentieri» .