Autodichia: giustizia domestica del Parlamento

Tramite: O2O 15/07/2015
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Introduzione

Il termine "autodichia" deriva dal greco ed è composto da due parole, "autos", che significa da solo, e "dike", ovvero giustizia. Ecco quindi che diventa intuitivo il significato del termine con il quale si intende la facoltà di dettare e controllare le leggi da soli, senza interferenze estranee e senza dover far riferimento ad alcun organo esterno. Tale possibilità è appannaggio del Parlamento, ma andiamo a capire nei fatti in cosa si manifesta questa autonomia domestica.

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Essa di fatto permette ad alcuni enti costituzionali di gestire da soli, senza fare ricorso a tribunali o ordini di giustizia esterni quelle che sono le problematiche che interessano i propri dipendenti. Gli enti dotati di autodichia quindi, di fatto assumono una totale indipendenza nella loro autogiurisdizione, che può essere manifestata ed esercitata sia in caso di enti con una propria autonomia economica che in assenza di questa.

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Ma quale è il principio alla base di questa teoria? Essa di fatto è frutto della necessità di determinati organi di avere una totale indipendenza rispetto ai tradizionali canali giudiziari, così da rimanere svincolati da qualsiasi interferenza esterna che potrebbe derivare anche dalla magistratura. In questo modo viene garantita l'autonomia delle Camere e il diritto delle stesse all'autoregolamentazione.

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Numerosi i dibattiti che ruotano attorno a questo principio che secondo alcuni non rispetterebbe quelli che sono i principi costituzionali più basilari. Secondo alcuni infatti non è ammissibile che un ente "sfugga" a quella che è la giustizia ordinaria. In realtà però la Corte Costituzionale si è espressa in favore di questo principio che garantisce in ogni caso l'autonomia degli enti e la loro libertà di gestione delle controversie stesse.

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In un periodo di crisi e ristrettezze economiche questa autonomia, prerogativa delle due Camere e delle regioni viene osservata con attenzione, Tra gli ambiti organizzativi che possono essere gestiti in maniera autonoma, infatti, vi è anche la possibilità di stendere e gestire il proprio bilancio senza alcun controllo sulle spese. Parliamo di voci di spesa davvero importanti, che nascono da una serie di operazioni necessarie per consentire il funzionamento e il mantenimento degli enti sotto tutti i punti di vista, da quello tipicamente gestionale, a quello economico, passando per quello della comunicazione. La cifra, giusto per avere un'idea, qualche anno fa si attestava attorno ai 990 milioni di euro.

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Per riassumere il tutto, si parla di autodichia quando alcuni enti constituzionali possono "farsi giustizia da soli", nel senso che non devono sottoporre i propri dipendenti ad altri enti giudiziari. Quindi un qualsiasi dipendente di quell'ente costituzionali può sfuggire alle leggi; questo comporta che molti che volevano sfuggire alla legge, attraverso sotterfugi sono riusciti a farsi assumere come dipendenti da questi enti costituzionali, quindi riuscendo così a sfuggire all'accusa veritiera (veritiera perché di solito non si fugge quando si ha ragione) che gli era stata posta. Chi però è dipendete di questi enti, poi naturalmente non può rivolgersi ad un giudice del lavoro, quindi nel caso ricevessero qualche "sgarro", sarà sempre la stessa ente costituzionale a vedersela e non qualcuno che è esterno al tutto.

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