il generale austriaco decise di inviare uno dei suoi ufficiali a intavolare i negoziati per giungere a una tregua; Casari si mostrò esitante scorgendo, forse nella protesta tra monarchici e repubblicani milanesi, un'opportunità per guadagnare tempo in attesa dell'esercito di Carlo Alberto. Fu proprio per questa ragione che Cattaneo rifiutò qualsiasi ipotesi di interrompere i combattimenti. Intanto in città arrivò la notizia che il re Carlo Alberto sarebbe intervenuto con il suo esercito a patto che la municipalità milanese formulasse una richiesta di aiuto, in quanto egli aveva bisogno di giustificare l'intervento di fronte ad altre potenze europee. Il 22 di marzo, Casati formò un governo provvisorio che assunse senza ambiguità la direzione dell'insurrezione, la cui vittoria arrivo lo stesso giorno, quando i milanesi scagliarono un attacco contro Porta Tosa, con una battaglia che durò per tutta la giornata. Radetsky, per evitare di essere inchiodato nelle mura, ordinò ai suoi uomini di ritirarsi verso il cosidetto Quadrilatero. Quello stesso giorno il re Carlo Alberto dichiarò guerra all'Austria e fece attraversare al suo esercito il Ticino, così si conclusero le 5 giornate di Milano.