Appunti di storia: il concilio di Trento
Introduzione
Un importante capitolo della storia d'Italia è il concilio di Trento, concilio ecumenico indetto dalla chiesa cattolica per reagire alla diffusione della dottrina protestante. Iniziato nel 1545, durò ben 18 anni, e coinvolse tre Papi differenti, Paolo III, che lo convocò, Giulio III e Pio IV, che lo concluse. Eccovi alcuni appunti per meglio capire questo importante passaggio della nostra storia.
Situazione storico - sociale
Papa Paolo III fu quasi obbligato a convocare il concilio per via della diffusione del luteranesimo e del calvinismo, correnti interne alla chiesa cristiana che contestavano alcuni elementi cardine del cattolicesimo. Per la verità la necessità di un rinnovamento e quindi di una vera riforma era sostenuta anche da molti elementi della chiesa cattolica stessa. Anche l'imperatore Carlo V vedeva di buon auspicio il concilio, desideroso di consolidare il suo potere imperiale. Tutti i soggetti aspettavano con ansia questo tentativo di riforma, ma con aspettative diverse. L'imperatore sperava in una ricomposizione dello scisma protestante, i protestanti ne vedevano un'importante occasione per attaccare l'autorità del papato mentre per il papa e i vescovi era un'opportunità di chiarimenti in materia di dogmi e dottrina divenuta ormai necessaria. A seguito della rottura con la chiesa protestante dopo il fallimento dei colloqui di Ratisbona del 1941, il Papa non poté più rimandare il concilio, proclamandolo il 1 ottobre dell'anno successivo.
Il concilio
Il concilio ebbe inizio il 13 dicembre 1945 a Trento. Anche la scelta della città non fu casuale, infatti la città era stata scelta poiché, pur essendo italiana, era all'interno dei confini dell'Impero. Nei diciotto anni di concilio possiamo individuare tre fasi. La prima alla presenza di pochi prelati si dibatté su problematiche dottrinali come il battesimo e il peccato originale, con un occhio di riguardo a contrastare il pensiero protestante e calvinista. I lavori si interruppero per via degli scontri fra l'imperatore e il Papa. Con la morte di Paolo III, il suo successore Giulio III riaprì subito i lavori, che vide un'estensione della partecipazione ai vescovi - imperiali. In questa fase si diede maggiore importanza al resto dei sacramenti e all'eucaristia. Proprio sull'unzione degli infermi e sulla penitenza vi erano i maggiori scontri con Lutero. I combattimenti fra le truppe imperiali e i principi protestanti sospesero nuovamente il concilio. Nel 1955 morì Giulio III, al quale susseguirono prima Marcello III e poi Paolo IV ma entrambi, per motivi diversi non riaprirono i lavori, cosa che fece Palo IV nel 1595. In questa terza fase i passaggi principali riguardavano il matrimonio e il suo annullamento, oltre che il culto dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre. Con la bolla "Benedictus Deus" emanata il 30 giugno 1564 Pio IV approvò tutti i decreti conciliari e chiuse i lavori.
Conseguenze del concilio
Sicuramente il concilio avviò un processo di riorganizzazione di tutta la Chiesa, che fu compito dei successivi pontefici. Iniziano ad essere attuate tutta una serie di disposizioni decise in fase conciliare come l'uniformità della liturgia e l'abolizione di molti riti locali, ma soprattutto una responsabilizzazione dei vescovi che vennero messi sotto il controllo di Roma. Tutta queste serie di processi, presero il nome di controriforma, in contrapposizione alla riforma di Lutero. Se da una parte infatti la chiesa cattolica cerca di rinnovarsi, dall'altra crea uno strappo inconciliabile con il protestantesimo. Purtroppo però già dalla fine del 500 il processo riformatore assume una direzione conservatrice; molti decreti rimasero inattuati e si predilesse più l'aspetto giuridico a quello sociale.