La lirica non propone una vicenda d'amore tra i due giovani, ma la situazione è lasciata nel vago e nell'indeterminato. Ciò che unisce Silvia e il poeta, a distanza, senza che tra loro vi sia alcun contatto, è solo il parallelismo tra due condizioni: la fanciulla del popolo e il giovane poeta aristocratico sono associati solo dalla condizione giovanile, dalle speranze, dai sogni e infine dalla delusione. Tutta la lirica è caratterizzata dalla vaghezza della realtà fisica. L'immagine di Silvia vive solo di due particolari, un fisico (gli occhi ridenti e fuggitivi) e uno psicologico (l'atteggiamento lieto e pensoso). Ancora più vaga è la raffigurazione del mondo esterno e l'ambiente che circonda le due figure: paesaggio primaverile povero di indicazioni sensibili e concrete (forme, colori, profumi). Gli oggetti sono evocati quasi solo con il semplice nome: le stanze, le vie, il palazzo paterno, il mare lontano, i monti. Non vi sono descrizioni, ma solo pochi aggettivi estremamente sobri (quiete, odoroso, sereno dorate). Il mondo esterno è come assottigliato e rarefatto. Questa sobrietà e questa vaghezza non sono casuali, ma corrispondono a una precisa poetica leopardiana del vago e dell'indefinito, che secondo il poeta stimola l'immaginazione e dà l'illusione di quell'infinito a cui perpetuamente l'uomo aspira.