10 opere fondamentali di Shakespeare

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Introduzione

William Shakespeare (1564 - 1616) nacque da John, guantaio e piccolo proprietario terriero, in seguito tra i notabili della cittadina, e da Mary Arden, di famiglia socialmente più elevata di quella del marito. Terzo di otto fratelli, William studiò nella scuola di Stratford, che dovette però abbandonare a causa di ristrettezze economiche. A 18 anni si sposò con la venticinquenne Anne Hathaway, da cui ebbe tre figli. Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta, il cui stile, così come i temi, sono di un'estrema ricchezza e varietà: è un maestro del verso ed è duttile nella prosa, abilissimo nel plasmare il linguaggio sì da renderlo rivelatore del personaggio nei modi oltre che nei contenuti. In lui coesistono il senso vivissimo dell'azione giocata sul palcoscenico e la consapevolezza del valore evocativo della parola. Ecco che in questa lista si andranno a considerare 10 opere fondamentali di Shakespeare.

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Otello

"Otello" è una tragedia scritta da Shakespeare agli inizi del XVII secolo. In questa opera, al di là di qualsiasi verosimiglianza naturalistica, si assiste ad un consumarsi brevissimo di passioni divampanti, ad un fiammeggiare - tutto sopra le righe - di vizi e virtù che nell'estremo del bene e del male si elidono e scompaiono. In questa tragedia dei grandi sentimenti, i vincitori, i sopravvissuti sono i mediocri.

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Amleto

In "Amleto" (scritto tra il 1600 e il 1601), forse la più discussa delle tragedie shakespeariane, trovano voce l'incertezza di un destino che non sa scegliersi, la lacerazione tra contrastanti impulsi psicologici, storici, culturali; l'inazione del protagonista rimanda sia ad investigare le più individuali ragioni dell'agire umano, sia a cogliere l'angoscia che accompagna il trapasso di un'epoca.

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Re Lear

"Re Lear" è una tragedia, in versi e prosa, scritta negli anni 1605-1606: nella stessa impera il sovvertimento degli affetti, di ogni valore costituito; il re che ha scatenato quasi per gioco la spirale della sopraffazione ritroverà la sua dignità nello sconvolgimento della natura stessa, dove il più saggio è il folle e l'assurdità della vita umana viene percepita senza schermi.

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La tempesta

"La tempesta" è l'ultimo capolavoro del poeta: fantasia e realtà formano qui un mondo dove il dolore e la violenza sono presenti, ma come esorcizzati dalla dalla saggezza o dalla grazia, dove una natura vivente di occulte presenze svia e ricongiunge i personaggi. Gli eventi sono retti non da un caso benefico ma da una guida benefica, quella del vecchio Prospero, che pure alla fine rinuncerà alla magia per essere soltanto uomo preparato a morire. Si tratta di un'opera senile nel senso migliore del termine, in cui il distacco dalle passioni della vita permette di collocare in prospettiva ciò che ha gioiosamente o dolorosamente colpito, comprendendo molto, accettando quietamente il resto.

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Romeo e Giulietta

In "Romeo e Giulietta" (1595-1596) Shakespeare ha messo in mostra la capacità di rendere nella metafora la vibrazione dei caratteri, della sensibilità, di far vivere insieme il tragico, il patetico, il comico e l'amaro. La morte è presente in vario modo fin dall'inizio: con il duello tra Mercuzio e Tebaldo essa entra realmente in scena e avvia quella sua presa di possesso della città cui la tragedia conduce. Oltretutto, il fatto che la prima vittima sia Mercuzio, simbolo di giovinezza e libertà, è indicativo di chi sia l'oggetto di questo assalto della morte: non i vecchi e il declinare della vita, bensì i giovani e lo sbocciare della stessa.

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La bisbetica domata

"La bisbetica domata" è una commedia che risale al 1593, appartenente quindi al periodo definito come "sperimentale" per il poeta: al centro di quest'opera dalla comicità irresistibile, ricca di dialoghi spavaldi, caratterizzati da un linguaggio diretto, vi è Petruccio, avventuriero veronese che sposa la "bisbetica" Caterina, poiché attirato dalla sua ricca dote. In questa commedia, Shakespeare dimostra ed analizza con grande abilità la psicologia femminile del suo tempo: egli si oppone alle fredde regole sociali dei matrimoni combinati per interesse o prestigio delle famiglie e, nella figura di Caterina, ci mostra con ironia i conflitti interiori di una moglie domata dal matrimonio. Caterina mostra, al contempo, la sottile intelligenza femminile, il coraggio e l'ostinazione che la sorreggono nel rapporto difficile con Petruccio.

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Macbeth

"Macbeth", la tragedia più breve di Shakespeare che risale agli anni 1605-1608, col suo immergersi in una violenza primordiale, col suo evocare dal profondo dell'uomo i tristi fantasmi che ne determinano il destino, suscita nella sua atmosfera di notte sanguinosa non tanto emozioni, quanto la lucida consapevolezza che l'esistenza è "una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla".

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Misura per misura

"Misura per misura" è un'opera che spesso viene definita come "problematica" in quanto ha in sé sia elementi di commedia che di tragedia; è stata scritta da Shakespeare nel 1603. Questa è possibile considerarla come un grande gioco del teatro che fa da specchio ad un mondo senza certezze, in cerca di un senso nuovo per quanto riguarda la giustizia, il potere, l'autorità, la morale e la dignità umana. La vicenda è infatti incrinata dal male, dal disgusto, dalla percezione che i rapporti umani sono solo violenza e inganno.

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Sogno d'una notte di mezza estate

"Sogno d'una notte di mezza estate" è una delle più belle opere di Shakespeare, poiché immersa in un'atmosfera fantastica e affascinante, capace di suscitare emozioni e meraviglia. Infatti le due tematiche affrontate sono principalmente la magia e il sogno: la prima è rappresentata dall'amore, che grazie al suo potere riesce a risolvere ogni cosa, mentre il secondo pervade tutta l'opera, tanto che viene utilizzato proprio per andare a spiegare avvenimenti che appaiono strani e difficili da comprendere.

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Pene d'amore perdute

In "Pene d'amore perdute", scritta nel 1594, Shakespeare tratta il tema del confronto tra il sesso maschile con quello femminile: questo risulta essere il più arduo e fecondo degli incontri possibili. La trama è caratterizzata da un gruppo di giovani uomi che stringe un patto goliardico, esplicitamente orientato verso la negazione della sola possibilità di incontro con l'altro sesso; immancabilmente fa capolino una corte di giovani donne, piene di grazia e di malizia. Tale commedia rappresenta il potere e l'ambiguità del linguaggio, strumento truffaldino quanto inconsapevole di inganno e autoinganno, la cui retorica eccede lo scopo comunicativo.

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